NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Esperienze personali

Mi faccio la barca (Seconda Parte)


MI FACCIO LA BARCA


Quella prima stagione su Salsedine fu piena di meraviglia. Avendo provato la barca solo una volta dopo l'acquisto mi ero nel frattempo prodigato in lavoretti di manutenzione che reputavo essenziali. Salpai per l'Elba a metà Luglio, fidanzata a bordo, senza aver provato la barca una seconda volta. Avrei imparato lungo la strada.. impiegammo tre giorni per arrivare a Baratti. Al secondo giorno fummo sorpresi da una poderosa sciroccata che costò un pomeriggio di bolina per agguantare il porto di San Vincenzo (all'epoca ancora scalcinato e con un'imboccatura proverbialmnete insidiosa). A Baratti, Piero, noto gestore di un campo boe e Pivierista della prima ora battezzò il nostro arrivo con un 'col Piviere tu te lo guadagni i'ppane!'. E infatti le prime boline mi facevano credere di non aver ancora capito niente di vela. Quando la mèta da raggiungere infatti si rivelava sopra-vento io con due calcoli veloci e un rilevamento polare (rispetto all'asse longitudinale dello scafo) di45° facevo presto a definirla raggiungibile in un bordo diretto. Poi il tutto si risolveva in un'Odissea di ore e ore, di bordi su bordi e prua che batte mentre gli spruzzi alzati da essa entrano in pozzetto.
Prime esperienze.

Passano gli anni e con essi le stagioni a mare. Sempre con il Piviere. Per tutta la durata dell'avventura su Salsedine infatti non ho mai sentito l'impulso a provare altre barche, più grandi, più performanti.. avevo Salsedine, sempre pronta all'ormeggio. Mi bastava darle una spinta dal pontile, saltare a bordo e via. Volevo provare tutto, la vela era un mistero tutto da svelare. Navigare di notte, imparare lo spy, terzarolare. Mi allargavo sempre più lontano dalla costa tornando poi a Scantucciare la terra sempre da vicino e non nego, anzi racconto con divertimento, che andavo a toccare il bulbo sul fondo molto spesso, a volte incagliando Salsedine per ore.. con gli anni sono venute le traversate, magiche, i primi bordi in Corsica, dall'Elba occidentale al Giglio in notturna, dall'Argentario a Porto Vecchio. La Corsica è divenuta mèta abituale. Intanto scoprivo il piacere di ridurre la velatura e veleggiare agevolmente anche nel fortunale e poi, rivelazione, la capacità di Salsedine di galoppare al traverso e in bolina da sola, la barra tenuta da una sagoletta e le vele ben regolate.

Questi furono i presupposti che mi portarono a decidere di esplorare tutto il Tirreno. L'Arcipelago toscano, le isole Pontine, le Flegree. Le ottanta miglia di traversata sulle Eolie da solo e il giro della Sicilia, le isole Egadi girate in lungo e in largo ed infine la Sardegna raggiunta con 160Miglia di traversata sotto spy. Un finale degno di nove anni goduti davvero.

Poi ho sentito che era il momento di vendere Salsedine. L'ho fatto e sono dovuti poi passare quasi due anni di purgatorio, senza una barca. Nel frattempo mi sono trasferito a Plymouth dove i gabbiani mi svegliano ogni mattina e il mare è praticamente ovunque. Sentivo che era tempo di destarmi, di tornare a bordo di una barca mia. Come nel lontano 2001 è stata la Primavera a stimolare i sensi all'inizio di questo 2011. Giornate gloriose di vento perenne, un ambiente marino sensuale ed intrigante. Non riuscivo a fare a meno di una barca pronta alla boa.
Così ho iniziato a guardarmi attorno. Ma quale barca era adatta alla mia passione?

Dal 2001 la mia passione per la vela è maturata molto. Se all'epoca un Piviere avanzava a condensare in sè ogni sogno di navigazioni lontane, oggi il mio interesse è ramificato e strutturato verso ogni aspetto dell'andare in mare senza motore. Amo le barche in fasciame di legno nelle quali l'attrezzatura di coperta si limita a quattro enormi gallocce avvitate sulla falchetta ma anche gli scafi leggeri e sportivi in composito ricchi di regolazioni raffinate. Sogno un viaggio con il catamarano più basico o con la barchetta di quattro metri come a bordo di un bolide oceanico da venti nodi con vento in poppa. Così la scelta di una nuova barca si fa più difficile di quanto lo fu nel 2001. Non ultimo motivo il budget, risicato e incerto..

Ispezionando lo Yachting World Dayboat


Mi ritrovo ad Aprile a valutare l'acquisto di un un esemplare in vtr di 'Yachting World Dayboat' di proprietà di una collega della mia ragazza. Si tratta di un dinghy dalle linee molto classiche, un design molto popolare in Inghilterra. Gran parte degli esemplari furono costruiti in legno con fasciame a clinker. Gli ultimi, in vtr ne ricalcano esattamente le linee, comprese le murate che simulano la sovrapposizione dei corsi di fasciame tipica, appunto, del clinker. Per tutte le linee d'acqua sono identiche, trattandosi di un monotipo inteso per un utilizzo in regata. Ha però un pozzetto bello capiente e la deriva in solido metallo, caratteristiche che mi fanno ipotizzare un suo utilizzo per il camping nautico.
Mi accordo con l'armatore per una uscita in acqua e in un soleggiato pomeriggio ci godiamo un ponente teso che fa guizzare la barchetta nell'acqua piatta del fiume Tamar. E' un piacere godersi la reattività della deriva, gli spruzzi alzati dalla prua in bolina che ti arrivano dritti al viso. Tutto nel pozzetto è a posto, piazzato razionalmente, pulito.. ma mentre con il busto fuori dalla barca tengo lo stick e mi godo il vento esamino la superficie del doppio fondo.. angusta e irregolare. Quello sarebbe lo spazio dove stendere i sacchi a pelo e trascorrere la notte nel silenzio degli umidi creeks inglesi.. capisco che non è il caso. Portarci ospiti poi, beh neanche pensarlo!

Passano i giorni, la ricerca si estende e mi imbatto in una barchetta che, se pur cabinata, mi verrebbe a costare circa la metà di quanto richiesto per il Dayboat. Temo che il motivo sia da ricercare in uno stato di conservazione disastroso ma quando attraverso il fiume Tamar per recarmi in Cornovaglia ed incontrare Graham, l'armatore e per dare un occhio da vicino mi trovo davanti ad un cabinatino ben tenuto, fresco nel suo smalto blu sul compensato marino con cui è costruito. Due velette colorate, un fiocchino e una randa sgualciti, originali dagli anni settanta, epoca a cui risale la barca corredano lo scafo insieme ad un vecchio mercury gambo lungo.

La Debutante a terra sotto una tettoia in Cornovaglia

la cabina della piccola Debutante


Si tratta di un esemplare di 'Debutante' un flush-deck di sei metri, in tutto simile al Muscadet francese, compreso l'alberello, un moncherino che a occhio e croce sarà lungo sette metri. Con le tre deerive di cui è dotata questa barca può essere lasciata in secca con la bassa marea. Lo scafo è carino, l'interno quasi piu abitabile di quello del mio Piviere. Mi sembra devvero di tornare alla sensazione di quel 2001 quando mi concedevo meraviglia immaginandomi le notti che avrei passato nel minuscolo 'quadrato' del Piviere.. è un po'come ripetere quell'esperienza vivendola però in versione nordica.

Mi indirizzo verso altro. Nonostante il budget risicato voglio provare ad innalzare il tiro e cerco una barca che almeno sia una categoria sopra il Piviere. Mi imbatto allora in una gloriosa racer degli anni ottanta, per di più di buon cantiere. Si tratta del First Class8, una barca come si deve costruita da Beneteau, piccola sì, ma veloce e per di più dotata di deriva mobile, attributo che mi intriga per la possibilità che mi darebbe oltre che di esplorare fiordi e creeks fin quasi a toccare terra, di spiaggiare volontariamente con la bassa marea.

Il First Class quando l'ho avvicinato la prima volta con la basa marea

Questa volta mi spingo lontano, in treno per andare a vedere la barca. E' carina con delle vele quasi nuove, genoa in kevlar del 2010. I proprietari Robin e John l'hanno utilizzata per prendere parte alle regate del circolo velico locale, poca crociera..la barca è immacolata, fresca. Fisso un appuntamento per provarla. Vento quasi assente ma la barca va comunque. Intravedo grandi galoppate costiere nelle potenzialità di questo piccolo animale da regata..adesso si che ci siamo! Si scende a trattativa e butto là una proposta che, segretamente, spero davvero che gli armatori rifiutino perchè per onorarla dovrei dar fondo a tutte le mie riserve monetarie. E infatti i due rifiutano, non sentendosi offesi dalla cifra ridicola che offro solo in virtù del fatto che devono aver sentito che la cosiddetta 'crisi', imperante e omnipresente a quanto pare, deve aver colpito anche questo appassionato venuto dall'Italia a pretendere l'acquisto della loro piccola beneamata in Cornovaglia..

Saluto Robin e John con i quali sono d'accordo che appena le condizioni di una o dell'altra parte dovessero cambiare ci sentiremo e me ne torno a Plymouth, più confuso di prima.

Mi manca di considerare l'acquisto di un catamarano aperto, un motorsailer di legno e magari un Thames sailing barge e una canoa polinesiana per completare tutta la gamma di imbarcazioni possibili!..

Non son se e quando mai mi comprerò una barca nei mari del Nord. Ma intanto continuo a fare vela più che posso, ovunque ne abbia l'occasione..

Buon vento a tutti



(link alla prima parte:  http://www.velanet.it/users/ilpiviere/rivista/articolo.php?id=311)


29/11/2011 Francesco Cappelletti
forleonte@gmail.com

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