NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Racconti

L'inverno lacustre

Andata benissimo.
Sulla barca 5 cm di neve, molto asciutta e compatta e venuta via completamente con l'ausilio della scopa.

Dovevamo essere in 2 barche, ma all'ultimo momento... il terremoto, le cavallette, la nebbia, il freddo, il sole che è freddo, non ho fatto gasolio, ho un gomito che mi fa contatto con il piede, sono da mio fratello che è rimasto chiuso nell'autolavaggio. Insomma son partito da solo.  :lol:

Nel serbatoio circa 5 litri, una seconda tanica da 10 perché le previsioni danno... motore, 8 miglia da percorrere entro il tramonto, porto di arrivo Laveno dove lasceremo Vikolocorto per qualche tempo a poca distanza dalle bellezze del centro lago.

Alle 13,30 fatti i preparativi accurati per una navigazione semplice, ma al contempo complessa per le avverse condizioni invernali mollo gli ormeggi. Il motore a metà regime mi spinge a circa 4 nodi, il pilota è a segno sul primo waypoint e il GPS indica le 17,30 come ETA. Scapolo la punta di Lisanza cambio direzione di 2 quarte a destra e con circa 1 miglio davanti scendo ad accendere la stufetta e a prepararmi qualcosa da mangiare.

È già piena di alcool accendo e subito si diffonde un piacevole calore, in giro non c'è anima viva a parte 2 barchette di cacciatori che mi guardano esprimendo, son sicuro, simpatiche espressioni per il mio passaggio rasente alle loro tristi paperelle/esca. Ogni 5 minuti controllo la rotta, come detto non mi preoccupo di incroci, finchè ormai vicino ad Angera esco per impostare la seconda tratta.

Davanti al lungo lago, il primo incrocio della giornata, la motonave Daino che mi passa da sinistra andando ad ormeggiare all'imbarcadero, da buon marinaio coscienzioso comando un cambio di rotta di 30° a sinistra a segnalare chiaramente la mia intenzione di passargli di poppa. Passa quindi e si ormeggia, io sfilo a 20 metri da lei seduto comodamene di spalle sorseggiando una birra alzo la mano in segno di saluto ricambiato dal comandante. Pochi secondi e lo sbarco è finito, la motonave molla l'ormeggio e con grande piacere da parte mia, rimane ferma attendendo di avere acqua per potermi passare di poppa.

Punta di Ranco, il porticciolo alla mia destra è tutto innevato, da dietro il muro si vedono spuntare solo un paio di alberi le altre saranno tutte in qualche ricovero per l'inverno, non fa freddo, ma vedendo tanto spazio disponibile per l'ormeggio devo trattenermi dal fare una sosta. Imposto quindi la 3a tratta, la più lunga, che mi porterà dritto a Laveno passando rasente a Belgirate da un lato e a Cerro dall'altro. Un accurato giro di orizzonte per verificare eventuali rischi di abbordaggio e scendo a farmi il caffè. Purtroppo vento non ne arriva accellero allora leggermente sull'acqua liscia come uno specchio Vikolocorto naviga con il motore che borbotta appena a più di 5 nodi. Il bollitore si scalda in pochi minuti e con lui io, metto un cucchiaino di nescafè nella tazza e verso un mezzo bicchiere d'acqua, raffreddando poi il tutto con un "goccio" di grappa. Fuori la testa per controllare, davanti a me a circa un miglio vedo un'altra barca in rotta contraria esco quindi per sicurezza.

Ci incrociamo davanti a Belgirate un Bavaria di 30 e passa piedi che procede verso sud. Belgirate ha un piccolo pontile in transito ancora una volta resisto alla tentazione di fermarmi per fare 2 passi. I paesini sul lungo lago in inverno offrono suggestivi scorci addentrandosi nei vicoli.

Rotta quindi diretta verso Cerro il silenzio interrotto solo dal motore (purtroppo il vento non si vedrà per tutta la giornata) e dagli sms degli amici con cui mi riunirò per la serata.

Attraverso il lago con un po' di apprensione, l'aqua è a 10° attorno non ho nessuno, sono ovviamente in sicurezza con il salvagente e ben legato alla barca, ma conscio che qualsiasi cosa succeda in questo punto non avrei alcuna possibilità di salvezza.

La punta di Cerro è il 4° passaggio obbligato per raggiungere Laveno, il lago infatti è tutt'altro che dritto ma fa numerose anse come fosse un fiume, a ben pensarci è un fiume.
A cerro c'è un piccolo porticciolo, lo conosco bene essendomi fermato numerose volte, sono le 15 e sono in anticipo mostruoso, di fianco al porticciolo c'è un barettino dal quale si vede benissimo l'ormeggio, così non devo togliere pilota gps o quant'altro. Mi fermo.

Accosto lentamente, il lago è molto alto quindi non rischio di toccare, ma al contempo l'acqua sommerge il primo tratto di pontile di sottoflutto, quello che di solito utilizzo per il transito. Oltre inizia la discesa per il varo delle lance da lago, inizia, ma non si sa mai bene dove e il rischio di toccare è ben presente. Mi giro e mi avvicino di poppa così da mostrare il fondo ai miei occhi e al sensore dell'ecoscandaglio posto nel gavone di poppa.
Nessun problema, trovo lo spazio per ormeggiare a poppa di una Lucia con ancora 2 metri sotto il timone salto a terra e passo le cime in due dei tanti anelli sempre presenti. Cerata ancora in dosso entro nel bar e ordino un toast e un tè caldo.

Dal bar guardo Vikolocorto ormeggiato, alcuni anziani onnipresenti in questi paesini si avvicinano curiosi, un bambino non perde occasione per tentare il tiro all'albero con una palla di neve subito redarguito dal papà, avrei voglia di uscire e dirgli di lasciarlo fare. Da bambino io stesso non avrei resistito.

Passa una mezz'ora e il sole è ormai vicino alla cima del mottarone, la montagna di fronte, meglio proseguire. Accendo il motore, mollo gli ormeggi lasciando le cime alle bitte visto che le dovrò usare fra poco, spingo e salgo a bordo.


L'ultima tratta mi porta a scapolare la punta di Laveno e ad entrare nel golfo, poco meno di 2 miglia. Entro nel golfo, 2 traghetti si incrociano portando 3 automobili in tutto, un comet 910 della scuola vela fa lezione muovendosi lento nella lieve brezza che sempre si forma in questo punto anche quando il lago è completamente piatto. Non resisto, il sole è tramontato e fa ora un freddo cane, ma non posso esimermi. Isso la randa srotolo il fiocco e spengo il motore.

La situazione è ridicola, ci sono 4 nodi al traverso, con il fiocco mi muovo si e no, ho i parabordi fuori e le cime di ormeggio che passano sulle draglie a prua e a poppa. C'è perfino quasi buio e non resisto alla tentazione di mostrare a tutti (tutti chi!) di avere una barca degna di tale nome e accedo le luci di via. Tiro così un bordo di 500 metri fino in prossimità dell'imboccatura del porto e quindi ammaino le vele dopo non meno di 22 minuti di vela.

Non mi rimane che affiancarmi al finger, rassettare la barca e attendere gli amici che mi verranno a prendere. Vikolocorto rimarrà qui per un mesetto nella speranza di qualche gita fra le isole.

22/12/2010 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org

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