NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Tecnica

CAPPA MOLLE o CAPPA ARDENTE ?

  CAPPA MOLLE  o  CAPPA ARDENTE ?

 

Questo non è un trattato di cucina riferito alla pasta scotta o …. ar..dente!!!  Come diciamo quì nel Pisano-livornese, bensì vorrei parlare di quello che prima o poi, accade ad ogni velista quando viene sorpreso da una burrasca o da un groppo di vento.

 

E'  indubbio che la cosa più importante, sia di usare molta prudenza ed evitare di cercare questi frangenti,  prima di aver acquisito una certa esperienza.

D’altronde se non ci si trova mai in queste situazioni difficili, non si avrà mai l’esperienza necessaria per uscirne, è un pò come il gatto che si morde la coda.

 

Ho sempre pensato che l'esperienza nautica di una persona non è dovuta tanto alle ore di navigazione, bensì alla quantità di momenti diciamo “critici” che ha dovuto affrontare, e nemmeno questo è sufficiente, poiché ogni burrasca è diversa dall'altra.

Mentre il “comportamento” della barca è sempre lo stesso, relativamente alla sua struttura progettuale,  questo, varia moltissimo, secondo il “temperamento” del timoniere e dell’equipaggio imbarcato.

Infatti le cose cambiano totalmente se sei solo a bordo, o con un amico esperto, oppure se sei con la famiglia e magari anche con bambini.

 Spesso l’apprensione in questo caso ti porta a fare degli errori dovuti forse, anche per una “esagerata tutela inconscia”, delle persone che hai a bordo.

Ho tanti esempi, visti in passato, di famigliole che hanno rischiato molto, quando, per un peggioramento improvviso del tempo, per la fretta di rientrare in Arno sono quasi finiti sugli scogli messi all’imboccatura della foce, stringendo troppo la rotta per la fretta, invece di allargarsi abbastanza prima di rientrare.

Altri rientrare al limite del rovesciamento per non aver ridotto nemmeno le vele.

 

L’importante in questi casi è non farsi prendere dal panico, indossare tutti le cinture di salvataggio e tenersi il più lontano possibile dalla costa sottovento, poiché con il mare formato tutte le operazioni, sia le più semplici che quelle più complicate, come  mettersi alla “cappa”, diventano molto più rallentate.

 

Un piccolo sloop per stare alla “cappa”, deve usare un fiocco ridotto, molto robusto e con la bugna alta.  Solitamente viene infierito più in alto sullo strallo di prua, affinché non sia investito dalle eventuali ondate che rompono sulla prora, impiegando una ritenuta già preparata per tenere la mura del fiocco alta sulla coperta.

Se anche terzaruolando al massimo la randa c’è ancora troppa vela, dopo averla bene serrata, con il boma bloccato alto a centro barca, sarebbe necessario avere a bordo una specie di  trinchettina rovesciata di materiale robusto da infierire sull’albero, fissando la scotta in coperta anziché sul boma.

 

Ovviamente è opportuno che queste due piccole vele siano di una misura precedentemente studiata per tenere l’imbarcazione lievemente orziera.

 

Per tenere la “CAPPA ARDENTE” va bordata piatta la trinchettina dal lato sottovento, mentre il fiocco viene teso sopravento, dal lato opposto alla trinchettina e la barra messa dalla stessa parte dove è fissata la trinchettina (sottovento) e magari legata,( va bene anche un robusto elastico).

 

Il nostro piccolo sloop .tenendo le vele così, durante le refolate di vento, viene all’orza, essendo la barra del timone messa sottovento. Giunto quasi controvento, la trinchettina comincia a fileggiare e il fiocco a quel punto prende a collo essendo teso dall’altra parte “sopravento”.

Ciò farà poggiare la barca cosicché la trinchettina ricomincerà a ripetere l’accostata descritta seguendo un percorso a zig zag, ma sempre avanzando lentamente e lateralmente al vento.

Lo scarroccio trasformerà la zona di “remora” sopravento, da frangente a mare lungo.

 

Questo metodo si chiama appunto avanzare con la “CAPPA ARDENTE” .

Poiché l’imbarcazione esce ripetutamente dalla “remora”, viene investita dai frangenti alternativamente una volta sul fianco di prua e una volta su quello di poppa.  (Colpo alla prua e colpo alla poppa)

 

Un miglioramento del “confort” (se può esistere in queste situazioni!!!) si ha trasformando la suddetta “cappa” in “CAPPA MOLLE”, consistente nel manovrare il timone in maniera da abbriviare maggiormente l’imbarcazione, aumentandone un po’ la velocità quindi presentando  la prora per più tempo alle onde fuori dalla “remora”, mentre  la poppa uscirà sempre meno da quest’ultima.

 In tal modo a beneficiare maggiormente della “remora” prodotta sopravento,  saranno la parte poppiera e la parte centrale dell’imbarcazione, dove solitamente “se la sta facendo addosso” l’equipaggio!!!

  ( questa la potevo anche evitare!!! Ma faccio solo per sdrammatizzare la situazione descritta, con un tantinino della mia innata ilarità. Portate pazienza, purtroppo sono fatto così.)

 

Alla base di tutto, in questi casi, è comunque necessario un ottimo equilibrio velico e un buon uso del timone per far scarrocciare la barca, facendo in modo che le onde non rompano più nella zona lasciata sopravento, assumendo quest’ultima, la forma del mare lungo.

 

E comunque MAI abbandonare l’imbarcazione che tornerà sempre a riva!!! ( Specie se è un Piviere, che, nel caso fosse a deriva mobile, arriverà fino ad una costa dove, scendendo, avremo l’acqua al massimo fino ai ginocchi!!!)

 

 

 

 

 

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15/05/2009 Mario Volpini
v.maryone@libero.it

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