NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Le carrellabili

L'attualità delle “pêches- promenades

Per un certo periodo di tempo ho avuto a disposizione un vecchio Beneteu modello Piranha. Si trattava di una barca a chiglia lunga, di dimensioni minime (poco più di cinque metri di lunghezza), dotata di una piccola cabina , ideale per fare uscite giornaliere e forse piccole crociere per due persone. Ne parlo perché sono  arrivato alla conclusione che le barche con queste caratteristiche,  oggi possono essere ideali per molte persone.

 Sono relativamente poco invelate, abbastanza pesanti e con buona stabilità di forma.  Armate a sloop in testa dÂ’albero, sono pigre con i nostri venti estivi leggerissimi, ma si comportano benissimo con un vento un poco più sostenuto. La motorizzazione è normalmente costituita da un entrobordo abbastanza potente, nei modelli più piccoli c'è in alternativa, un fuoribordo installato in un apposto vano sotto il pozzetto. Anche nelle dimensioni più piccole, queste barche sono poco sensibili agli spostamenti di peso e danno una notevole sensazione di stabilità, simile ai nostri vecchi gozzi da pesca in legno. Il pozzetto è molto comodo e permette di pescare tranquillamente alla Traina e anche di calare palamiti o altre attrezzature da pesca. La chiglia lunga consente una stabilità di rotta ottimale; una volta regolate le vele, il timone necessità di poco controllo. Il prezzo da pagare è una difficile manovrabilità a motore in spazi ristretti e a retromarcia, (Con poco abbrivio il timone non risponde) ed il corrispondente stress da ormeggio.

Questa tipologia di velieri nasce dal cosidetto canotto bretone, barca da pesca fra i 4 e i sette metri di lunghezza, generalmente aperte. Fra il 1960 e il 1980 quasi tutti i cantieri francesi che iniziavano a lavorare la vetroresina proponevano  le “pêches - promenades “barche dedicate alla pesca e  alle passeggiate, le gite sull'acqua. La Beneteau, che era ancora un piccolo cantiere, propose una serie di modelli,  fra i 4 e i  sette metri: i Galions, i Piranha, i Forban e i Baroudeurs. Poi tutti costruttori si lanciarono verso barche più grandi, ma soprattutto più sportive. Tra lÂ’altro, nello stesso periodo qualche cantiere italiano ha prodotto barche simili,  spesso di dimensioni maggiori, e le ha vendute come motor-sailer.

Perché dico che sono barche attuali? Perché credo che quello che ha allontanato la pratica della vela da quasi tutti gli appassionati di mare, è stata la proposizione di barche derivate  o simili esteticamente da quelle da regata. Quando chiedo ai possessori di barche a motore, qualche volta ex velisti, del perché della loro scelta rispetto ai velieri, le risposte sono di questo tenore:

- Vela ?: troppo impegnativa ; troppo faticosa; Troppo lenta; mi piace pescare e la vela non è adatta.

Le prime due motivazioni, secondo me sono da ricercare proprio nellÂ’offerta da parte dei cantieri di barche simil-regata. Sulla terza, il troppo lento,  credo che ci sià una visione non corretta del rapporto con il mare e il proprio tempo libero.

“Corono, corono, ma dove c’avranno mai da annà”- diceva un mio amico romano passeggiando nel centro di Milano.

Tutta questa necessità di far presto, di velocità, di andare e tornare in pochissimo tempo, è il frutto di una società assurda che ci sta portando, di fatto ad un suicidio collettivo, prima intellettuale e poi anche fisico. Il rapporto con la natura, con l’acqua e con le barche è una delle poche cose che può restituirci una dimensione umana, regalarci dei momenti per pensare. La lentezza, spesso è un valore.

Sul pescare infine, barche di questo tipo sono più che idonee.

Queste tipologia di velieri potrebbe essere riproposta da cantieri lungimiranti, sostituendo la motorizzazione convenzionale, con una elettrica e la zavorra con batterie al piombo. Si otterebbe una navigazione ottima anche con venti leggerissimi, utilizzando la vela e il motore elettrico. Appena il vento sale lÂ’elica potrebbe essere utilizzata per ricaricare le batterie.  Potrebbero interessare molti degli attuali possessori di lancette e gozzi, che consideriamo appassionati di piccola nautica.

Se invece volessimo procurarci un usato a prezzi bassi, sul mercato francese si trovano molte occasioni. Tra l’altro, queste vecchie barche, sono anche considerate carrellabili. Pensate alla possibilità di passare le vacanze dal mar della Bretagna in Mediterraneo. Ho trovato alcune foto del Barauder, un sette metri molto abitabile e interessante, messo su un carrello per un totale di almeno tre tonnellate da rimorchiare; complicato per patenti, fuoristrada e guida impegnativa.

 

Infine un suggerimento per gli appassionati di autocostruzione: Sul numero 30 Di bolina  (febbraio 1988) Bruno Veronese alias Capitano Black proponeva il progetto completo della Sula, un barchino di sei metri  da costruire in compensato marino a spigolo, che aveva proprio queste caratteristiche.

 

Chissà se ne è stato realizzato almeno un esemplare. Beh, mi è venuta voglia di provare a realizzare un modellino scala 1:10. Intanto devo ricavare i disegni dalla rivista.



25/04/2009 Alfredo Vincenti
vinceland@virgilio.it


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