Le avventure di Vikolocorto.

Come con Bimba pubblicheremo le nostre avventure.

2010

Trasferimento a Laveno NEW

Gita in famiglia

4 di media

2009

Domenica tranquilla

Rotary Cup ma non solo

Sott'acqua in solitario

Di nuovo in acqua

Lunedì da Leoni
Quelli che la vela
Ragazzi in barca, per non parlar del papà
2 giugno Svizzera
1° maggio a Cannero
sVikolata di pasqua
Viko invasato
Il Week end perfetto
Pace e tranquillità
La barca nuova
Ci rovesciamoooo
La giornata perfetta

Gli anni precedenti

23 dicembre 2010
Trasferimento a Laveno

Andata benissimo.
Sulla barca 5 cm di neve, molto asciutta e compatta e venuta via completamente con l'ausilio della scopa.

Dovevamo essere in 2 barche, ma all'ultimo momento... il terremoto, le cavallette, la nebbia, il freddo, il sole che è freddo, non ho fatto gasolio, ho un gomito che mi fa contatto con il piede, sono da mio fratello che è rimasto chiuso nell'autolavaggio. Insomma son partito da solo. :lol:

Nel serbatoio circa 5 litri, una seconda tanica da 10 perché le previsioni danno... motore, 8 miglia da percorrere entro il tramonto, porto di arrivo Laveno dove lasceremo Vikolocorto per qualche tempo a poca distanza dalle bellezze del centro lago.

Alle 13,30 fatti i preparativi accurati per una navigazione semplice, ma al contempo complessa per le avverse condizioni invernali mollo gli ormeggi. Il motore a metà regime mi spinge a circa 4 nodi, il pilota è a segno sul primo waypoint e il GPS indica le 17,30 come ETA. Scapolo la punta di Lisanza cambio direzione di 2 quarte a destra e con circa 1 miglio davanti scendo ad accendere la stufetta e a prepararmi qualcosa da mangiare.

È già piena di alcool accendo e subito si diffonde un piacevole calore, in giro non c'è anima viva a parte 2 barchette di cacciatori che mi guardano esprimendo, son sicuro, simpatiche espressioni per il mio passaggio rasente alle loro tristi paperelle/esca. Ogni 5 minuti controllo la rotta, come detto non mi preoccupo di incroci, finchè ormai vicino ad Angera esco per impostare la seconda tratta.

Davanti al lungo lago, il primo incrocio della giornata, la motonave Daino che mi passa da sinistra andando ad ormeggiare all'imbarcadero, da buon marinaio coscienzioso comando un cambio di rotta di 30° a sinistra a segnalare chiaramente la mia intenzione di passargli di poppa. Passa quindi e si ormeggia, io sfilo a 20 metri da lei seduto comodamene di spalle sorseggiando una birra alzo la mano in segno di saluto ricambiato dal comandante. Pochi secondi e lo sbarco è finito, la motonave molla l'ormeggio e con grande piacere da parte mia, rimane ferma attendendo di avere acqua per potermi passare di poppa.

Punta di Ranco, il porticciolo alla mia destra è tutto innevato, da dietro il muro si vedono spuntare solo un paio di alberi le altre saranno tutte in qualche ricovero per l'inverno, non fa freddo, ma vedendo tanto spazio disponibile per l'ormeggio devo trattenermi dal fare una sosta. Imposto quindi la 3a tratta, la più lunga, che mi porterà dritto a Laveno passando rasente a Belgirate da un lato e a Cerro dall'altro. Un accurato giro di orizzonte per verificare eventuali rischi di abbordaggio e scendo a farmi il caffè. Purtroppo vento non ne arriva accellero allora leggermente sull'acqua liscia come uno specchio Vikolocorto naviga con il motore che borbotta appena a più di 5 nodi. Il bollitore si scalda in pochi minuti e con lui io, metto un cucchiaino di nescafè nella tazza e verso un mezzo bicchiere d'acqua, raffreddando poi il tutto con un "goccio" di grappa. Fuori la testa per controllare, davanti a me a circa un miglio vedo un'altra barca in rotta contraria esco quindi per sicurezza.

Ci incrociamo davanti a Belgirate un Bavaria di 30 e passa piedi che procede verso sud. Belgirate ha un piccolo pontile in transito ancora una volta resisto alla tentazione di fermarmi per fare 2 passi. I paesini sul lungo lago in inverno offrono suggestivi scorci addentrandosi nei vicoli.

Rotta quindi diretta verso Cerro il silenzio interrotto solo dal motore (purtroppo il vento non si vedrà per tutta la giornata) e dagli sms degli amici con cui mi riunirò per la serata.

Attraverso il lago con un po' di apprensione, l'aqua è a 10° attorno non ho nessuno, sono ovviamente in sicurezza con il salvagente e ben legato alla barca, ma conscio che qualsiasi cosa succeda in questo punto non avrei alcuna possibilità di salvezza.

La punta di Cerro è il 4° passaggio obbligato per raggiungere Laveno, il lago infatti è tutt'altro che dritto ma fa numerose anse come fosse un fiume, a ben pensarci è un fiume.
A cerro c'è un piccolo porticciolo, lo conosco bene essendomi fermato numerose volte, sono le 15 e sono in anticipo mostruoso, di fianco al porticciolo c'è un barettino dal quale si vede benissimo l'ormeggio, così non devo togliere pilota gps o quant'altro. Mi fermo.

Accosto lentamente, il lago è molto alto quindi non rischio di toccare, ma al contempo l'acqua sommerge il primo tratto di pontile di sottoflutto, quello che di solito utilizzo per il transito. Oltre inizia la discesa per il varo delle lance da lago, inizia, ma non si sa mai bene dove e il rischio di toccare è ben presente. Mi giro e mi avvicino di poppa così da mostrare il fondo ai miei occhi e al sensore dell'ecoscandaglio posto nel gavone di poppa.
Nessun problema, trovo lo spazio per ormeggiare a poppa di una Lucia con ancora 2 metri sotto il timone salto a terra e passo le cime in due dei tanti anelli sempre presenti. Cerata ancora in dosso entro nel bar e ordino un toast e un tè caldo.

Dal bar guardo Vikolocorto ormeggiato, alcuni anziani onnipresenti in questi paesini si avvicinano curiosi, un bambino non perde occasione per tentare il tiro all'albero con una palla di neve subito redarguito dal papà, avrei voglia di uscire e dirgli di lasciarlo fare. Da bambino io stesso non avrei resistito.

Passa una mezz'ora e il sole è ormai vicino alla cima del mottarone, la montagna di fronte, meglio proseguire. Accendo il motore, mollo gli ormeggi lasciando le cime alle bitte visto che le dovrò usare fra poco, spingo e salgo a bordo.


L'ultima tratta mi porta a scapolare la punta di Laveno e ad entrare nel golfo, poco meno di 2 miglia. Entro nel golfo, 2 traghetti si incrociano portando 3 automobili in tutto, un comet 910 della scuola vela fa lezione muovendosi lento nella lieve brezza che sempre si forma in questo punto anche quando il lago è completamente piatto. Non resisto, il sole è tramontato e fa ora un freddo cane, ma non posso esimermi. Isso la randa srotolo il fiocco e spengo il motore.

La situazione è ridicola, ci sono 4 nodi al traverso, con il fiocco mi muovo si e no, ho i parabordi fuori e le cime di ormeggio che passano sulle draglie a prua e a poppa. C'è perfino quasi buio e non resisto alla tentazione di mostrare a tutti (tutti chi!) di avere una barca degna di tale nome e accedo le luci di via. Tiro così un bordo di 500 metri fino in prossimità dell'imboccatura del porto e quindi ammaino le vele dopo non meno di 22 minuti di vela.

Non mi rimane che affiancarmi al finger, rassettare la barca e attendere gli amici che mi verranno a prendere. Vikolocorto rimarrà qui per un mesetto nella speranza di qualche gita fra le isole.

22/23 maggio 2010
Gita in famiglia

Sei e trenta del mattino, abbiamo ballato parecchio questa notte, ho dormito poco e niente. Mi alzo e vado a fare due passi in una Lesa deserta.
La sera prima abbiamo mollato gli ormeggi dopo una splendida cena in compagnia, il lago calmo e deserto, rotta verso nord a motore, l'acqua nera nasconde l'aspetto paludato che ha il lago in primavera, le luci dei paesi affascinano le bimbe che rimangono sveglie fino a tardi, le luci di via le interessano e la navigazione le fa produrre numerose domande, non sempre facili. Giungendo poco dopo la mezzanotte ai pontili di Lesa, ripenso ai segnali della sera il vento a folate, le sequenze di onde che increspavano l'acqua, tutto lasciava presagire vento da nord e così abbiamo ballato.

Mentre cammino sul lungolago mi guardo intorno, il sole è appena sorto dietro il reattore nucleare di Ispra, ci sono i camion della spazzatura e un rompicoglioni con la pompa a motore che sposta le foglie qua e la e purtroppo nemmeno un bar aperto. Torno sul pontile e mi siedo su una panchina, la famiglia dorme beata per loro lo sbattacchiamento non è un problema, sono abituate e forse infondono massima fiducia nelle mie capacità di giudizio.

Tant'è alle 7 mi sono bello che rotto, isso la randa, passo la cima di ormeggio a prua a doppino in pozzetto, fiocco a collo Vikolocorto si stacca dal pontile ed esco orzando subito verso Monvalle in un lago inondato dal sole e finalmente caldo. Inserisco anche il pilota per godere appieno del vento senza preoccupazioni. Oddio senza, appena uscito dalla punta di Belgirate le onde iniziano a frangere, la lieve brezzolina non è più tanto lieve e, per sicurezza estrema, oltre che per non sbandare troppo per non infastidire le dormienti, prendo la prima mano e lasco un po'. Pochi minuti e anche questo non basta più, seconda mano e 3 giri al fiocco. Vikolocorto procede con l'apparente a 30° saltando sulle onde sopra i 3 nodi di velocità, le signore sotto coperta sono già belle che dimenticate.

Procedo così per una mezz'ora bagnato piacevolmente dall'acqua fresca che sale sulla tuga, quando in lontananza vedo un surf che mi viene incontro mure a dritta, sparato e palesemente distratto, ci mancherebbe se fossi nei suoi panni l'ultima cosa a cui penserei sarebbe un incrocio. Poggio allora per lasciargli ampio margine, ma l'onda al traverso fa faticare troppo il pilota, così anche se la velocità è salita oltre i 5 nodi decido di poggiare per andare a trovare rifugio e magari un caffè a Solcio. Stacco il pilota e poggio piano piano accompagnando la randa sulle nuove mura, con il vento al giardinetto riattacco il pilota. 3.5, 3.2, 3, alzo uno spicchio di randa, 3.5, 3.8, così va bene, orzo di 20° e mi rilasso. Il pilota tiene bene, metto la testa sotto per controllare se la nuova rotta infastidisce, un profondo russare proviene da poppa, un sorriso cisposo da prua. Tutto bene, allungo anche una mano per prendere il succo d'arancia. Man mano che mi avvicino a Solcio il vento diminuisce, ma l'onda ovviamente no per un tratto mi ritrovo a ciondolare con la barca che oscilla in profonde rollate. Non voglio accendere il motore, nella quasi piatta alzo tutta la randa, strambo e mi riporto verso il centro lago, minuti di apprensione, se si svegliano la sotto è finita la festa.

Per fortuna passa presto, il vento ritorna e la barca si stabilizza, poggio ancora e mi metto a farfalla, altra manata sottocoperta e ne esco una focaccia al pomodoro fresco. Via così verso Angera, un caffè li lo trovo di sicuro.

Man mano che scendo il vento diminuisce, trattasi di orografia a Ranco il lago piega a destra e il vento preferisce la valle a sinistra lasciando questo tratto invariabilmente a secco. Resisto ancora per una mezz'ora poi verso le 9 giudico il "tempo sonno" sufficiente ed accendo il motore. Illuso sono ad Angera ormeggiato da almeno 10 minuti quando la prima testa fa capolino dal tambuccio. Predispongo le loro colazioni e le lascio in pozzetto a godersi il sole andando a cercare l'agognato caffè. Purtroppo non siamo ormeggiati all'interno, ma al muraglione dello scivolo di alaggio, così al primo passaggio di traghetto mi ritrovo a contrastare le rollate temendo profonde smerigliate da parte del cemento, usciamo subito, tra l'altro qui sotto il vento c'è e io ho proprio voglia di andare a vela.

In pochi minuti siamo fuori, randa e fiocco ben a segno, con la Sisa alla scotta del fiocco, la Cinzia alla randa e Vale al timone ed io a prua dirigiamo verso Arona. Primo bordo da manuale, secondo evitando le onde del traghetto, il vento cala salendo verso Ranco, armiamo il genoa, Cinzia passa alla scotta perché è troppo pesante per la Sisa, io sempre a prua. Facciamo anche un paio di incroci al cardiopalma con un Brio che procede con il solo genoa e il cagnaro sul boma, ma alla fine riusciamo a staccarlo.
Ultimo bordo fino a Meina, si son fatte le 12 e il vento a questo punto molla come sempre. Le ragazze hanno fame accendo il motore e dirigo su Ispra dove so esserci un pontile in transito. Il pontile c'è ancora e ne hanno fatto uno più vicino al paese ormeggiamo all'inglese e mentre preparo il pranzo le ragazze scendono a sgranchirsi le gambe. Panini con salumi, bebybell, frutta, pennica sul prato e in un attimo sono le 3. il vento torna e possiamo ripartire per iniziare il rientro.

Poco vento e tanto sole, lascio il cagnaro e apro il genoa, le signore a prua a godersi il sole. Dura poco, almeno per me e per la mia freschissima ombra, il vento non è sufficiente e senza abbrivio con il solo genoa poggiamo inesorabilmente. Tolgo il tendalino e isso la randa, nuovo bilanciamento del piano velico, l'abbrivio aumenta orziamo e ripartiamo come fulmini. In un attimo siamo di nuovo a Ranco, ma questa volta è inverna e l'inverna passa dal lago quindi il vento c'è. Un bordo dopo l'altro iniziamo la risalita, o ridiscesa, passa un'ora Cinzia scende a telefonare al ristorante per questa sera, nemmeno messo già il telefono che lei e Vale sono belle che sdraiate a prua russando come non mai e rovinandomi tutto l'assetto dello scafo.
Così perdo mezzo nodo e il peso di Elisa può poco per contrastare il loro, con il suo aiuto riusciamo però a proseguire comunque a vela fino quasi a Lisanza. Dove incrociamo il Nane Oca che esce proprio in quel momento, un saluto veloce e raggiungiamo il nostro porticciolo.

La cena nella miglio tradizione lacustre con salamella e patate fritte al tendone della proloco sul lungolago, poi le bancarelle dove trovo e compro un bellissimo schiaccianoci in legno e un gioco per le bimbe che ricorda l'infanzia.

7 febbraio 2010
4 di media
Il viko di bolina non raggiunge la sufficienza anzi nonostante qualche puntatina poco oltre il 5 si assesta su una media del 4. Certo è che il vento arrivava si e no alla sufficienza e la media è stata fatta su ben 6 ore di veleggiata comprese le virate e il code0 si sa è un compagno di banco pretenzioso nelle virate.

Siamo arrivati verso le 10 tutto ghiacciato, sul pontile ci si può pattinare, si percepisce una leggera inverna, ma un nebbione da manuale impedisce di vedere perfino i mostravento. Il Viko però è uno studente entusiasta e ci sprona ad uscire lo stesso; veleggiamo così per un'oretta o poco più affidandoci ai sensi per percepire l'eventuale arrivo di altre barche e agli strumenti per non impattare sulla costa sempre troppo vicina sul lago. 2 nodi, max 2.5 con aria appena percepibile, sperando di migliorare la media attraversiamo un paio di volte il lago; fino a mezzogiorno quando suona la campanella per l'intervallo, il vento va a mensa e anche noi ci dedichiamo al nostro asinello appena stagionato e al suo collega cinghiale accompagnati non dalla mamma questa volta, ma da un fossa alle erbe e dal sig. Bitto. Per non farli stare al freddo li appoggiamo su delle fettine di Altamura ben scaldate dall'Origo.

Al solito, quando ci si diverte il tempo vola e l'intervallo è già finito, inverna torna l'ora nebbia è finita e si studia finalmente un po' di sole. In un attimo siamo chini sui libri anzi più che chini siamo protesi in falchetta, perché l'inverna questa volta si distende bene e Vikolocorto comincia a far sentire il suo peso. I compagni di banco vengono dalla scuola delle derive e non si spaventano minimamente anzi trattano il "problema" con naturalezza: raffica lasca randa fuori le gambe via si parte, cazza randa, orza. Così la media si alza subito.

Si son fatte le 3, meglio fare un altro intervallo, questa volta però si esce a giocare in cortile. Vikolocorto tira fuori dalla borsa il gennaker e noi ci saliamo subito sopra partendo verso nord, questo è un gioco più rilassante anche se i miei compagni non sembrano del mio stesso avviso e dopo un mio tentativo di procedere a farfalla iniziano a farmi orzare man mano, così per rialzare un po' la media mi si dice. Io comincio ad essere un po' stanco e li convinco ad invitare anche Gino, lui al timone non si stufa mai.

Giù fino ad Angera, purtroppo sono quasi le 4 il sole sta andando a casa e di solito si porta via anche il vento, meglio risalire. Via il gennaker e fuori di nuovo il code0, il vento è sempre sui 6/7 nodi il peso attivo fa si scricchiolare ogni perno del viko, ma riesce a tenerlo ben poco sbandato e così tiriamo un bordo al traverso fino ad Arona poi su stretti per tornare a Lisanza. C'è ancora il sole e il vento quando cominciano a chiamarci per tornare a casa, ma noi fingiamo di non sentire e tiriamo ancora altri 3 bordi avanti e indietro fino a che verso le 17 l'inverna ci molla proprio. Mentre rientriamo a motore salutiamo un'ultima volta l'asinello. Infine ormeggiamo proprio mentre suona la campanella.

11 ottobre 2009
Domenica tranquilla
Dovevo essere a Trieste, finalmente era il mio turno epossidico, finalmente avrei partecipato alla Barcolana con l'Epossidico trio, finalmente sarei stato in mezzo a 2000 assatanati pronti a speronarsi con l'unico obbiettivo di salire dalla 34a alla 33a pagina della classifica; marinai di ogni specie le cue carotidi si stringono al punto da impedirgli di ragionare e litigano perfino per una calza.
E invece no. Influenza. Sono ancora adesso mentre scrivo assalito da tosse e raffreddore, nulla di ché ma abbastanza per trattenermi da fare ore e ore di auto soprattutto con il rischio di contagiare tutti con la suina. Voi dormireste con una banda di maiali? Io no e quindi ho deciso di rimanere a casa, non domenica però, domenica sono salito al lago a fare qualche lavoretto, li il vento avrebbe disperso i germi.

Già il vento... Sono in barca da pochi minuti e quello comincia a fischiare tra le drizze e le sartie delle barche ormeggiate, fingo indifferenza e continuo con i lavoretti, tanto più che il wind è rotto e non può nemmeno rompere con il suo ticchettio nelle casse dello stereo. Sistemo il tendalino, sbarco il copribarca da sistemare, cambio le drizze del genny e la borosa della 1a mano, ... Già le mani... ho appena fatto fare la seconda e non so se sarà utile, mi giro e in mezzo al lago ci sono alcune barche che bolinano sbandate a tutta tela, un paio scendono con lo spy. Mi convinco che è inutile uscire, c'è troppo poco vento non sarebbe un test utile scendo a prendere le misure del tambuccio, il vicino con il meteor esce, una mano alla randa già predisposta, lo segui fino a che non è ben fuori, naviga parecchio sbandato, spesso sventa, ... Forse il vento è aumentato.

In piedi all'albero mentre apro la sacca della randa mi convinco che il vento è aumentato, non fa ochette, ma magari è abbastanza per provare. Mentre tolgo l'elastico al fiocco arrotolato vedo un J con la falchetta in acqua, forse aumenta ancora. Abbasso deriva e timone, mentre tiro lo strappo del motore scruto alla ricerca del meteor, ora ha il fiocco e sempre la prima mano. Mollo le cime a terra ed esco.

Fuori i soliti gommoni con i cani, sto povero terranova arranca mentre dal gommone lo incitano a nuotare se poi vi morde non lamentatevi. Seguito dai latrati metto la prua al vento ed isso la randa con una mano spengo il motore poggio e svolgo il fiocco, di bolina larga vado verso la punta del canneto e mentre mi avvicino spero che il vento aumenti, perché così sarà tutto inutile. Niente alzo tutta tela e risalgo verso Lesa non ho il pilota perché con ventone preferisco tenere la barra. Bolina comunque divertente, passata Angera il vento aumenta e riduco nuovamente, ma solo la prima mano.

Bzzz Bzzzz Bzzzz Chi è quel f.....o straciac....i .... E adesso chi è che telefona a rompere l'idillio!

Francesco, va bhe a lui posso rispondere:
– pronto! Siamo sul pontile, sei fuori?
– si sto andando verso Lesa, (che domanda la barca non c'è o me l'hanno rubata.....) uscite anche voi?
– si usciamo... anzi perché non usciamo insieme con una delle due
– Ok vengo a prendervi

Poggio deciso, rialzo la randa e volo con il vento al giardinetto in un attimo sono all'ormeggio, tutti a bordo e si riparte. In tre è più facile quindi isso subito tutta la randa e mentre Francesca timona vado a prua per armare il circuito dell'ammazzapatane, così per farla correre un po' e coglie l'occasione di dimostrare agli amici che il Viko non si rovescia. Forse.
Boliniamo di nuovo verso nord, il vento aumenta di nuovo, ma con 3 persone la bilanciamo senza problemi mi metto perfino sottovento e loro istintivamente si portano in falchetta. Ok allora volete la guerra! Poggio su il gennaler, svolgo e via al traverso, faccio anche di più lascio il timone a Francesco, blocco la scotta e scendo a prendere una bottiglia d'acqua, pregando ovviamente. Anche questa volta vikolocorto non mi tradisce e procede spedito a velocità esaltanti, vibrando quando raggiunge la velocità critica, mi volto a guardare fuori e li vedo tranquilli godersi anche loro la "folle" velocità.

Purtroppo il lago è piccolo, siamo di nuovo in fondo e sarebbe ora di rientrare. Quindi avvolgiamo il gennaker apriamo il fiocco e via di nuovo di bolina questa volta con il pilota automatico. Mentre Vikolocorto risale chiacchieriamo tranquillamente di quanto è sicuro di come si comporta bene, di pentole a pressione, di Alice che arriva da sottovento come un missile, del Phoenix 24 che arranca dietro e scade malamente perfino rispetto a noi e così siamo davanti ad Arona, Alice quasi a Ranco il 24 sottovento vira per passarci di poppa e noi ovviamente viriamo per coprirlo; nemmeno 100 metri e lui cambia di nuovo mure e noi idem. così per un paio di volte vedendo però che non c'è storia, a parte tutto stringiamo molto di più, poggiamo issiamo di nuovo il gennaker e iniziamo la discesa ancora una volta esaltante con Gino che tiene la rotta perfettamente, Francesca che alla scotta tiene ben gonfia la vela e noi che facciamo varie prove regolando la randa. Fino a che il vento crolla di colpo, avevo sperato fosse Favonio e invece era la solita termica di tramontana che puntuale all'una ci lascia; rimaniamo un'oretta a ciondolare nella speranza di veder arrivare la controparte, l'inverna da sud, infine spinti dalla fame rientriamo.

Bella giornata, non capita spesso di salire al lago per cambiare una drizza e trovarsi a bolinare con amici simpatici in una giornata di sole caldo.

27-28 settembre 2009
Rotary Cup ma non solo
Sabato mattina. Ci svegliamo presto, Cinzia deve andare a scuola per riunione e io su per trasferire Vikolocorto a Laveno. In programma una regata domenica mattina organizzata dal Rotary di Varese. Piove, ma soprattutto Cinzia ha un raffreddore apocalittico, in breve decidiamo di soprassedere incontro a scuola e basta per lei e ricognizione al lago con speranza di trovare equipaggio per me. Verso le 10 il cielo inizia a schiarire parto quindi alla volta del lago e nel mentre faccio qualche telefonata agli amici che di solito sono disponibili a navigare con poco preavviso. Niente da fare all'uscita di Sesto sono ormai alla zeta sull'agenda, mi rimane solo l'ultima possibilità con i Franceschi che son già su, cercherò di convincerli ad abbandonare Sirio e salire con me ovviamente dopo avergli somministrato dei calmanti
Parcheggiando in cantiere non vedo la loro auto, piove a dirotto e immagino siano andati a fare colazione, provo allora a telefonargli ma il telefono è spento scendo in barca e con sommo dispiacere noto che Sirio è ben coperto e abbandonato poco dopo infatti ho conferma, sono andati a casa. Non demordo e tento di convincerli a tornare. Mi lasciano con un barlume di speranza, ci sentiremo dopo pranzo, non mi rimane che andare da Freddy per uno stinco e una buona birra.

Alle 13 è finita anche la grappa, ma la telefonata non arriva. Chiamo io e mi rispondono che non vengono, sono solo e solo le regate non si fanno. Chiamo Lorenzo e lo avviso che non posso andare e lui mi da un ultimo speranza: Claudio cercava un imbarco, lo chiamo e in pochi istanti ho una discreta probabilità di averlo a bordo l'indomani mattina. Mi basta. Telefono a Lorenzo e gli confermo che sarò della partita, scendo, armo Vikolocorto e parto a motore verso nord, si son fatte le 3, vento non ne vedo e comunque vorrei arrivare su prima del buio, il fido jhonson mi spinge a quasi 6 nodi, il gps mi da subito un ETA intorno alle 6, chiamo ancora Lorenzo per dirgli di aspettarmi per l'aperitivo.

Che rilassamento, che pace, nonostante il motore che ulula essere sul lago da subito delle sensazioni fantastiche in un attimo sono a Angera poi Ranco infine Belgirate praticamente da solo, la pioggia a scacciato tutti gli smokers e perfino le barche a vela sono pochissime, solo un immenso gennaker blu sotto Santa Caterina e un paio davanti a Monvalle. Il paio sono i soliti compagni di sVikolate, modifico la rotta per intercettarli e dopo pochi minuti sono con loro.

Ormeggiamo a Laveno verso le 17, l'organizzazione del porto è sempre perfetta e ormai ci conoscono, siamo ai nostri ormeggi e ci riuniamo sul pontile. Altri amici sono già arrivati, Franz con le sue cime d'ormeggio di seta e la barca perfetta, Gerva sul Comet giallo con lo spaventapasseri a poppa; poco dopo arrivano i "ministi"e molti altri. Quattro chiacchiere ed è già ora di salire alla Lega per l'aperitivo organizzato dal Rotary. Una distanza proibitiva per me, soprattutto perché prima ho accompagnato gli altri a far benzina in paese, ma che supero volentieri per stare in compagnia. Ottimo punch con crostini, altre chiacchiere, altri amici, iscrizione alla regata che è gratuita, ma poi ci chiedono un obolo da devolvere in beneficenza che dono con piacere ed è già ora di andare a cena. Solito ristorante, solito frittomisto, solite chiacchiere. Chiacchiere che proseguono fino a portarci sul Nane per il bicchiere della staffa e per una torta alle pere cotogne fantastica, all'una siamo finalmente a letto, crollo come un sasso.

Purtroppo anche Claudio mi da buca, dentro di me già lo sapevo, ma non me ne dispiaccio, lui l'ha detto perché sapeva che così sarei andato su anche se da solo e così ho la fortuna di imbarcarmi sul Meteor di Alessandra e Lorenzo come terzo.
Usciamo presto per la colazione e meno presto per raggiungere il campo di regata. Sono regatanti veri e allora mi adeguo assumendo l'atteggiamento massiccio e incazzato, 10 minuti via i cronometri, studio del campo di regata, posizione di partenza, marcatura degli avversari diretti, 2 minuti poggiamo mure a sinistra attraversiamo il gruppo, un minuto virata vele a segno ci lanciamo, colpo di cannone siamo sulla linea perfetti e perfettamente sottovento a tutti, coperti come meglio non si potrebbe lottiamo come furie per resistere mentre i più grossi ci sfilano subito e gli avversari ci lasciano subito indietro di quegli incolmabili 200 metri.
Alla boa di bolina siamo comunque in mezzo al gruppo, il meteor è una barca molto bella, leggera e docile, poche manovre e poche difficoltà perfino per me che mi ritrovo davanti alla tastiera delle drizze per la prima volta, lo spi esce tranquillamente, il fiocco scende e in pochi istanti siamo pronti per la prima strambata. il campo di regata infatti è piuttosto sbilenco e già a 20 metri dalla boa siamo in layline sulle altre mure. Strambiamo con una facilità che mi stupisce e filiamo recuperando parecchie posizioni. Con lo sguardo cerchiamo gli altri 2 meteor uno è molto in dietro l'altro molto avanti.
Siamo in boa entriamo strallati mure a sinistra, da manuale non fosse che quando faccio notare che la scotta del fiocco non è pronta sopra il tangone ottengo solo sguardi basiti. Ale sa ammainare solo a sinistra, solo a sinistra! Non ha senso, non si fa io sono qui per vincere mica per salvaguardare l'attrezzatura. Gli concedo di ammainare lo spy e dopo issare il genoa, ma siccome sono io alle drizze gli lascio 3 nano secondi fra una e l'altra manovra che comunque viene fatta in modo perfetto alla faccia dei dubbi e delle paure. Mure a sinistra procediamo visto che sul primo bordo ci ha fregato proprio il lato sinistro del campo e come al solito noto che quasi tutti sono dall'altra parte, sul lago dove le condizioni non sono mai costanti spesso questa cosa paga, ma sta volta no. Soli sul lato destro e così risaliamo altre posizioni, una virata poco dopo già in layline anzi perfino oltre alla fine possiamo poggiare e accellerare ulteriormente. L'utima poppa ci vede raggiungere altre barche più grandi, arriveremo sulla poppa di un Surprise conta poco, ma la soddisfazione è notevole.
La regata è finita, dirigiamo senza ammainare lo spy verso il porto ormeggio, pipì e via di corsa alla Lega Navale per la mitica fagiolata.
Mitica, ma non sempre tutto è buono nella mitologia, unica pecca nell'organizzazione perfetta della regata e di tutto ciò che vi gravita intorno è appunto la densità della pasta e fagioli, del vino non parlerò. Proprio mentre il velo della depressione si avvicina dai recessi profondi del mio animo ecco che le bandiere del circolo cominciano a garrire con insistenza consentendo allo stomaco di riempirsi di nuove speranze per la cavalcata di ritorno. Il colpo di grazie viene da un signore lacustre esperto che mi guarda e mi dice: "quando fa così non molla fino a sera". Praticamente sono già in barca, ancora non sono fuori dal porto che già il code0 è a riva mentre la randa porta già a segno. Accendo il pilota, srotolo la "velona" e... rimescolo tutto ciò che c'è sotto, sono troppo invelato il pilota non ce la fa vikolocorto si sdraia, il timone esce dall'acqua e parto in straorza. Poco male ormai ho fiducia nella mia piccola, vado sottovento arrotolo il code e apro il fiocco, ritorno in rotta e riparto. Il Meteor è già lontano sia mai! Sento la vena stringersi, scendo sottocoperta sposto un po' di roba sopravento e ci provo. Via il fiocco e fuori il Code, Vikolocorto sbanda di nuovo ma sta volta ce la fa, 4 nodi, poi 4.5, infine si assesta tra i 4 e mezzo e i cinque, più di così non posso chiedere mi siedo sopra vento e mi apro una bottiglia di coca.
La prima ora passa così, ogni tanto qualche + rosso perché continua a dare buono, man mano stringo sempre più prima con la prua sulle isole, poi su Stresa fino ad inquadrare la punta di Belgirate comincio a credere di poterla passare in un bordo solo, intimamente so che non è possibile a parte tutto sono a 3 miglia la vedo dritta davanti a me e anche non scarseggiasse c'è sempre lo scarroccio, ma ci provo lo stesso. Procedo attento con l'occhio sul mostravento e il dito sul pilota davanti a me le boe dei cantieri di Stresa comincio a sperare di passargli sopra vento. Le prime ce la faccio già al secondo gruppo passo a meno di mezzo metro, davanti a me un Comet rosso a meno di 100 metri ormeggiato saldamente sulla mia rotta, penso perfino che potrei passargli a prua ben sapendo che fra lei e la boa c'è una cima. Niente da fare devo virare, comando al pilota, avvolgo e svolgo sulle nuove mura e, solo ora penso agli altri "soci", il Meteor ovviamene è la avanti quasi invisibile, mentre Nane Oca è dietro, ma dietro dietro lo vedo, ma è dietro! Le rotte sono convergenti comincio ad osservarlo e non mi sembra che scada, ne avanti ne indietro, per lo meno posso pensare di tenere botta, ma manca comunque un miglio all'incrocio, mi faccio un giro per la barca vado a prua, mi appoggio un po' al boma a godermi la navigazione. Torno in pozzetto ritraguardo Nane Oca e con sommo gaudio noto che il rilevamento è scaduto verso poppa attendo quindi di essere sulla loro prua e viro di nuovo anche se non sono ancora sulla Layline di Belgirate. Così procediamo per un'altra mezzora nella quale man mano li distanzio. Un'ultima virata dopo aver incrociato sottovento un Bavaria che nella successiva sarà anche lui sotto e poco dopo Belgirate il vento cala, cala al punto da portare l'ETA oltre le 10 di sera. Troppo.

Motore, mentre Vikolocorto si guida da solo a destinazione rimetto in ordine sottocoperta, faccio la sacca e chiudo le vele. Alle 18 sono in porto, il tempo di far benzina, raccogliere le mie poche cose, chiudere il tambuccio e coprire la barca; in 5 minuti sono già con davanti una birra al Germagna.

Che altro? Non c'è più nulla che possa aggiungere se non che navigare in solitario mi piace infinitamente non fosse che non posso farlo senza le mie donne.

19 settembre 2009
Sott'acqua in solitario
Sabato mattina, ore 8. Mi alzo dal letto dopo una notte insonne guardo fuori il cielo sembra promettere bene nuvoloso ma non cattivo, la sacca è pronta esco.

Al lago il cielo sembra ancora migliorato, sono solo gli amici mi hanno dato buca, non ho quindi nessuno a rallentarmi con colazioni o caffè o puntatine al bagno e in 10 minuti sono fuori con l'ammazzapatane e la randa a segno vikolocorto si appoggia sul bordo sinistro guidato da Gino. Mure a dritta, ma mi guardo comunque in giro per evitare sorprese c'è solo una barca a vela sulla sponda opposta la traguardo, passerà di prua posso quindi sdraiarmi comodo sottovento per una decina di minuti.
10 minuti sono il massimo che la larghezza del lago concede, ma è pur sempre una gran cosa. Mi alzo comando la virata a Gino e mentre lui sposta la rotta avvolgo il code0 e lo porto sulle nuove mure. A segno mure a sinstra torno a rilassarmi.
Procedo così per un'oretta risalendo pian piano il lago, un'occhio al cielo per prevenire i temporali e uno chiuso a pisolare. Continua a piovere, ma la cerata completa mi tiene asciutto.


Sono poco oltre Angera, il vento cala e la fame aumenta, non ho voglia di tornare fino a Lisanza, si sa mai che monti inverna nel pomeriggio mi dirigo quindi verso il porto Asburgico per un panino al baretto. Ormeggio da manuale, chiacchiere con altri velisti sopraggiunti anche loro per il pranzo 2 passi sul lungo lago ber sbirciare le auto di un raduno d'epoca e poi torno in barca. Piove molto forte ora e non c'è vento, non me la sento di ripartire accendo la musica e mi sdraio a prua a leggere un po'.

Passa un'ora il tempo sembra migliorare, sono ormai le 2 e l'inverna non si fa sentire. Mollo gli ormeggi per tornare in porto non faccio in tempo a mettere la prua verso casa che si scatena l'inferno gocce da mezzo chilo si infrangono sulla barca e tutto intorno, vento per fortuna assente perché in questi casi è sovente veramente forte. Ho le scarpe fradice, ma almeno la cerata fa il suo dovere tolgo il pilota per paura che si blocchi, è stagno, ma alcuni amici ministi dicono che non è "così" stagno.
Oremeggio, chiudo e birro. Chiamo casa, c'è la festa per l'Oktoberfest Cinzia sale con le bimbe, chiamo Ignazio, il tempo migliora sale anche lui così installiamo la randa su Alegre.


30 agosto 2009
Di nuovo in acqua
Tornati a casa dalle ferie con l'amara sopresa di un freezer che cola melma abbiamo ripulito e siamo fuggiti per la puzza nel nostro rifugio lacustre. Chimato il cantiere dove gentilmente ci hanno messo in pochi minuti la barca in acqua.
Senza vele e senza attrezzatura non si poteva andare lontano, siamo così rimasti placidi all'ormeggio dormendo per la prima volta da settimane cullati dalla calma acqua dolce.
In attesa della randa modificata.

3 agosto 2009
Fine stagione 2009

A metà luglio come al solito Vikolocorto ha rimeso il culone sul carrello per un paio di mesi di meritato riposo, come al solito i progetti che lo volevano prima in laguna e poi in Croazia sono saltati. Prima le ferie ridotte e poi una ruota del carrello ci hanno costretto a rinviare ancora di un anno.

Per ora quindi ci accontentiamo di poter lavorare sulla barca ferma. Nella sezione progetti l'installazione del frigorifero e del tirante bompresso, presto le foto del nuovo circuito borose.

6 luglio 2009
Lunedì da leoni

Alle 8,30 dobbiamo essere a Lesa, corso di vela Optimist della LNI. 4 miglia, un'ora senza tirare il collo al fido johnson.
Lascio i ragazzi a dormire più che altro perché avranno sicuramente una giornata intensa e non voglio che siano già stanchi in partenza, ma anche perché voglio godermi la splendida mattina con l'aria frizzante e il sole che inizia a scaldare.
Esco dal porto, tolgo i parabordi, imposto il pilota verso il Waypoint che ho segnato il giorno prima durante la regata e mi verso un bel bicchiere di succo d'arancia con 2 biscotti, la dieta è ancora mia signora e padrona, 4.6 nodi ETA 8,20 sono perfino in tanticipo. Il lago è completamente deserto solo un vaporetto mi incrocia mentre fa la spola tra Arona e Angera trasportando i pendolari.

I ragazzi spuntano uno dopo l'altro dal tambuccio con gli occhi cisposi e quel fare assonnato che è tanto bello agli occhi di un papà. La Vale mi si accoccola addosso mentre lo sguardo di Edo che vorrebbe fare chiaramente lo stesso ma non può mi mette un po' in imbarazzo, scosto mia figlia con la scusa di prendere il latte al cioccolato e i biscotti per la loro colazione. Nella serenità del momento gli concedo pure l'uso del WC che poi dovrò svuotare al rientro.
L'atterraggio è da manuale, loro esperti portano parabordi e cime di ormeggio dei punti catartici, io salto sul pontile e le ricevo già pronte per il doppino, sacche in spalla ci appropinquiamo verso la sede della Lega.

Organizzazione e ricezione perfetta, un po' di apprensione del papà e magone dei ragazzi, ma di questo parleremo settimana prossima, in realtà il panegirico iniziale è solo per giustificare la mia presenza a metà lago il lunedì mattina. Con 10 nodi di tramontana!

Saluto e vado alla barca, ormeggiata con il finger sopravento e con la prua al vento, slego le cime e la trattengo per le draglie, lo so non si fa, ma ormai io e Vikolocorto siamo in simbiosi, spingo, salto a bordo e svolgo il genoa. La barca prende vita e poggia, sfioro le gomme del pontile e mi lancio verso riva, senza randa non si orza quindi devo essere veloce, lasco tutta la scotta e isso a grandi manate senza guardare la spiaggia che si avvicina, cazzo scotta a segno e viro. Il profondimetro segna 3 metri non male e ora ho di nuovo il pontile che mi blocca la rotta, 30 metri di bolina strettissima e poi viro di nuovo, l'apparente sale oltre i 10 nodi, sbando parecchio, ma Vikolocorto alleggerito per la regata di sabato prende il passo deciso. Adesso ho tutto il lago libero fino a Santa Caterina, la tentazione è forte, ma sono le 9,30 e alle 13 devo essere in ufficio, appena superato idealmente l'estremità del pontile viro per mettermi mure a sinistra poggiando al gran lasco. Fiocco e randa, gennaker e ammazzapatane sono purtroppo in macchina mi spingono comunque oltre i 5 nodi con il pilota a regalarmi momenti di pace sdraiato in pozzetto sicuro di non incontrare nessuno nel lago deserto un bellissimo bordo fino al traverso del porto dove ammaino completamente le vele piegandole con cura per portarle dal velaio.

Viva il lunedì!

5 luglio 2009
Quelli che la vela
Non faccio le regate non mi piacciono, ho l'ansia da partenza.

Ma oggi, lunedì 6 luglio, Vikolocorto viene messo sul carrello per il riposo estivo e mi sarebbe bastato anticipare di un paio di giorni il repulisti dei gavoni per avere la barca leggera per di più con la carena pulita, fatta solo 2 mesi fa, aggiungiamoci che Quelli che la Vela è una regata divertente e con una formula adatta a noi piccoli ed ecco che venerdì pomeriggio mi ritrovo a sudare come un ippopotamo iperidrotico sottocoperta. Alla fine avrò tolto 4 cassette di cibarie e attrezzature, unite a non meno di un altro quintale di materiale frammisto lasciano il Viko e con loro anche parabordi, ancora, catena, lazybag e qualsiasi cosa possa far peso o intralciare. Alla fine la nuova linea di galleggiamento salita di almeno 5 cm sui 23 totali con al poppa e la prua ben al di fuori dell'acqua mi avrebbe fatto risparmiare un 15% di antivegetativa,

Terminato l'improbo lavoro mi dedico anche ai lavori di fino controllando bozzelli, drizze, scotte e regolando pure le sartie, mi balena perfino l'idea di un tuffetto per una passata alla carena, ma mi accorgo che sto esagerando. Lascio quindi che l'opera viva si aggiudichi l'ingrato compito di scusante per il piazzamento mi doccio e mi dirigo alla solita locanda per l'appuntamento con l'equipaggio. Ignazio, amico acquisito per tramite di compagni di scuola delle figlie e Cristiano lacustre già in equipaggio nelle pochissime tenzoni a cui Vikolocorto ha partecipato. Il primo digiuno di vela, così lui sostiene, ma secondo me mente; il secondo con una sensibilità da 20piedista unica.
Siamo solo in 3 quindi per tenere la barca ancora più leggera, ma tosti. Tosti al punto che ci limitiamo nel mangiare e bere e per essere riposati la mattina seguente andiamo a nanna presto, le 2.

La sveglia alle 7 ci vede invariabilmente belli rincoglioniti uscire con il lago ancora non agitato dai motoscafi nell'assoluta e totale piatta raggiungiamo la linea di partenza. La regata prevede 2 voli, uno alle 9,30 e uno alle 14,30, 4 miglia ciascuno Arona-Lesa-Arona. Timono io, Cristiano a prua, Ignazio alle scotte fiocco e portanti e drizze.

Partiamo si, ma veramente di merda, credevo di essere in buona posizione, ma il vento che ci molla e il mio subconscio da linea di partenza ci fanno rimanere parecchio indietro. Per contrappasso almeno 5 barche sono messe peggio di noi e soprattutto 3 le teniamo dietro mentre risaliamo di bolina nella brezza morente, in partenza abbiamo perfino tentato il fiocco, ma già dopo la linea anche l'ammazzapatane fatica a raccogliere l'aria sufficiente a farci muovere. Siamo solo a metà percorso quando i primi issano gli spinnaker, ma noi lottiamo caparbiamente per girare almeno la boa di bolina e di farlo non ultimi. Caparbi, ma non fino al punto di dover inseguire la boa che si sposta decisamente verso il largo e poi verso Ranco, il comitato dirà che non è vero, ma noi e altre barche siamo convinti del contrario.
Giriamo quindi la prua più o meno dove riteniamo dovesse essere la boa e diamo motore, perché ormai la piatta è totale, giungendo alla linea di arrivo per vedere i pochi classificati tagliare il traguardo. Tutti a terra quindi per il meritato riposo e per 2 chiacchiere finalmente ad armi pari anche con chi arma mostri di 45 piedi con vele in carbonio. Qui noi siamo addirittura in vantaggio pote
ndo esibire la nostra solita cambusa super fornita.

Alle 14, seguendo la barca giuria, ci riportiamo alla linea di partenza. Questa volta lascio il timone a Cristiano, mando giù 3 tranquillanti e mi preparo al botto. Ai 3 minuti sono a prua, indecisi fra fiocco, code0 o gennaker, sulle nostre teste il temporale fa saltare e ruotare il vento in ogni dove, chi è mure a dritta in boa si ritrova di colpo contestato da chi, fortuna sua, pur sbagliando si ritrova in ragione. 1 minuto, sopra il temporale, sotto 30 barche una contro l'altra chi con il fiocco chi con lo spy. Una delle più belle partenze che abbia mai visto e anche mai fatto usciamo dalla linea spaccando il secondo mi piace pensare perfino primi, peccato che noi siamo di bolina con 3 nodi e 50 metri a ovest ne hanno pochi di più ma in poppa, a consolazione altri 50 metri e in barca giuria sono totalmente nella piatta. Qualcuno dirà che in queste condizioni non si da la partenza, ma noi siamo lacustri e qui si parte sempre da 0 a 50 nodi.

Via allora di bolina tutti sottovento concentrati e decisi a farcela. Sopra di noi un Alpa 9,50 che in quella bavetta non avanza nemmeno con le furiose timonate dello skipper e sottovento quel bestione di Obelix che nonostante i suoi 10 metri non riesce a scrollarsi di dosso noi, la pulce. Avanziamo nei refoli, gli sparaboe più cazzuti la davanti, ma più vicini rispetto alla mattina alcuni perfino dietro di noi.

Un'ora dopo sentiamo la sirena dei primi arrivi, come deciso la regata termina alla boa di bolina e i mostri impiegano questo tempo a coprire le 2 miglia, un'altra mezz'ora e siamo a meno di 100 metri dalla boa, il compensato potrebbe perfino premiarci, ma non è destino il vento molla completamente rimaniamo li a ciondolare ancora per altri 20 minuti poi vedendo le facce sconvolte e non avendo uno specchio per conferma prendo la decisione che spetta all'armatore accendo il motore e mi dirigo verso casa.

Rimango convinto che la formula, poche miglia e più partenze, è vincente per le ariette del Verbano. Purtroppo luglio non è periodo adatto, se da un lato 4 miglia consentono di far correre ad armi pari, barche dai 20 ai 45 piedi, in questo periodo sono troppo poche le possibilità di avere 2 ore di vento. Avremmo dovuto correre lunedì mattina ;-)

27/28 giugno 2009
Ragazzi in barca, per non parlar del papà

La seconda edizione della crociera dei ragazzi a rischio. Programmata a maggio per impegni vari, meteo e rinvii rischiava di essere procrastinata a settembre se non addirittura cancellata. Giovedì ore 18 la data ultima per prendere una decisione, la meteo recita "temporali in tutto il nord" il verdetto è più o meno scontato, le lacrime di 3 ragazzi che ritornano ben più bambini di quello che sono altrettanto. Non resisto so che è rischioso, non tanto per la navigazione quanto per il mio intelletto chiuso per 3 giorni con 3 ragazzini in un guscio di resina di 6x2 metri, si parte. L'appuntamento è alle 17 dell'indomani, il programma indefinibile prevede solo di raggiungere il lago poi si vedrà.

E' sera tergiversiamo in pozzetto dopo ever preparato la barca per la notte e per la navigazione del giorno successivo, prima scoperta a 10 anni va spiegato loro cos'è una barca a 11 la capiscono e possono accudirla in prima persona, guardo con meraviglia la capacità di muoversi e comprendere le manovre mentre ceniamo mi viene l'idea malsana e propongo una notturna. Un siii quasi urlato accoglie la proposta, un tuono rombante ci fa abbassare subito le orecchie. Non ci rimane che un gelato di consolazione al vicino locale.
La mattina di sabato ci accoglie con un cielo velato, ma che non minaccia pioggia, le previsioni sono: coperto con temporali dal primo pomeriggio escluso quindi navigare verso nord senza ridossi seri e sicuri fino a Laveno. Pensiamo addirittura di lasciar perdere la vela e di fare un giro con il vaporetto fino alle I. Borromee, ma mentre andiamo a prendere l'auto il cielo si schiarisce e mostra oltre ad un pallido ma caldo sole anche una discreta brezza da nord. Di corsa quindi a mollare gli ormeggi, mentre mi occupo del motore i ragazzi abbassano timone e deriva, liberano la randa e le vele di prua e si dispongono a mollare gli ormeggi. Appena fuori dal porto issiamo la randa e svolgiamo il fiocchettino, i temporali in lontananza me lo fanno preferire al Code0 anche se il vento Non supera i 5 nodi. Edo al timone si mostra capace anche se impaziente di comprendere ogni segreto è portato a esprimere un frustrante per lui e per me "non ci riesco" ogni volta che sbaglia il verso. Tra un molla e riprendi il timone capisce le basi e alla fine riuscirà a tenere la rotta perfettamente con un traguardo a terra. La Vale è ovviamente una veterana, ma non si dimostra saccente e anzi lascia agli altri le manovre più divertenti occupandosi della scottina degli avvolgitori, dell'amantiglio e delle scotte sopravento da filare. Chiara è la sorpresa, non solo è entusiasta ma si pone critica di fronte al problema: perché la barca avanza la domanda e successiva risposta compresa che mi impressiona di più; ma è quando issiamo il gennaker che palesa tutto il suo istinto velico, la Vale è a prua a far uscire la vela dal sacco, Edo al timone e io alla drizza, Chiara si trova con la scotta in mano e con mio sommo stupore dopo un'ora di bordi di bolina a cazzare sempre tutto a ferro lascia che la vela esca dal sacco e NON cazza a ferro ma al giusto angolo al vento, ala fino a che l'inferitura smette di pungere e poi lasca un pochino concentrata su quella cucitura rossa che rimane sempre perfettamente distesa. Vale torna in pozzetto novello comandante, io vado a sdraiarmi a prua con le spalle appoggiate al fiocco avvolto li controllo più che guidarli e gongolo arrogandomi il merito delle loro capacità.
Prima virata, poggiano all'unisono, solo la randa sulle prime rimane dov'è, ma al mio richiamo capiscono che anche lei vuole essere regolata e allora lascano, recuperano, passa sulle loro teste fin troppo basse e via sul nuovo bordo. Facciamo il bagno? Ecco rotto l'incanto ecco che l'anima del bambino torna prepotentemente. Li convinco a finire almeno quel lato che comunque ci porta verso la solita spiaggia, vi giungiamo in meno di mezz'ora il gennaker rientra, la randa scende l'ancora fila per occhio e Vikolocorto è fermo in 40 cm d'acqua senza che un fiato sia uscito dal motore. Mentre i ragazzi si schizzano nell'acqua bassa preparo una enorme macedonia con la frutta ottima che la cara Edo mamma ci ha mandato. Pesche, albicocche, pere, melone, nutella, coca cola; bhe le ultime ammetto di averle portate io, da buon comandante devo tener buona la ciurma e il grog è ancora vietato.
Arriva anche Sirio che ha imparato perfettamente le mie teorie e si piazza dritto dritto sul mio calummo, per fortuna segue anche il manuale teorico del marinaio d'acqua dolce e invece di filare quanto necessario si attesta con 5 metri di cima si 3 metri d'acqua. Ottimali perché quando l'inverna finalmente si fa sentire riusciamo a sfilarlo di stretta misura. Con la randa mure a sinistra gli siamo passati a poco più di un metro, virando poi sull'ancora che, grazie alle mie possenti bracciate, è tornata a bordo mentre vikolocorto vira di bordo facendo uscire contemporaneamente il fiocco già a segno prima che riuscissi a rientrare in pozzetto, inutile ormai la mi apresenza viste le capacità dei ragazzi. Altra virata subitanea per ripassare sulla prua di Sirio i cannoni in batteria in segno di sfida. Tenzone che non viene raccolta e allora siamo ripartiti mure a sinistra prima stringendo e poi riportandoci ad un buon traverso per consentire al gennaker di riapparire azzurro, azzurro purtroppo non come il cielo che inizia a far vedere le prime avvisaglie dei temporali a lungo promessi.
Verso le 16 rientriamo quindi in porto, rassettiamo la barca, merenda d'obbligo per le giovani promesse veliche con ciambelle di torta paradiso questa volta di mamma Daniela. A seguire bagnetto, doccia e via verso Angera per la passeggiata alle giostre e per la mitica pizza di Damino. Al ristorante la gradita sorpresa di un altro lagonauta che nonostante la profonda amicizia tenta di fregarci il tavolo conquistato sulla veranda. Resistiamo e lo costringiamo a ripiegare su un posto all'interno.
Cena a base di pizza seguita da frutti di bosco al limone, chiacchiere in quantità seguita da proposta di matrimonio al tramonto rifiutata per mancanza del canonico anello di diamanti e poi a nanna. Non prima di essere passati dal Germagna per un richiamino con altri Lagonauti.
Domenica, finalmente un giorno con la meteo certa: niente temporali, in realtà niente di niente, niente vento e all'inizio sembra perfino niente sole. Ci alziamo e mentre si fa colazione concentriamo ogni nostra energia per far uscire il sole. Funziona il sole esce e con lui purtroppo un'orda di motoscafi di ogni misura, potenza e soprattutto arroganza ci ingloba in un girone dantesco fatto di onde incrociate che vanificano i nostri sforzi di far avanzare Vikolcorto nella misera brezza ci tocca quindi ripiegare verso la solita spiaggetta per trovarla anch'essa infestata e infine verso il porto per un bagnetto via terra.
Purtroppo non ci rimane che pulire la barca, sciacquarla dalle tracce di nutella e chiuderla per andare a casa. Coronamento e verifica del successo dell'esperienza pochi chilometri di auto sono sufficienti a scatenare un sonoro russare.

29 maggio / 2 giugno 2009
sVikolata svizzera



Venerdì 29 maggio ore 21,00 - siamo ormeggiati al Germagna in attesa che le nubi temporalesche decidano l'orario di partenza, guardiamo fuori dalle vetrate speranzosi con una gran voglia di partire, ma non sembra che il vento voglia assestarsi. Attendiamo.
Tergiversando si fanno le dieci, si fa tardi per poter sperare di fare un tratto utile in notturna, scendiamo in barca per avere un colpo d'occhio migliore. Le nubi sembrano diminuire, i temporali sono lontani verso sud, calcolo che anche dovessero salire nuovamente riuscirei a distanziarli, a nord è invece terso e il crepuscolo lascia intravedere le stelle.
Molliamo gli ormeggi con la randa già terzarolata e senza armare le velone a prua, ben coperti, con salvagenti e life line già assicurate. Stop! Il vento cessa del tutto. Motore, pilota, musica in sottofondo e via verso nord con il GPS che ci segnala la rotta. Mentre il buio fa sparire i consueti riferimenti passiamo il canneto ben al largo per paura della secca, quindi Angera e sempre ben discosti puntiamo su Solcio.
Sono le 23 il vento inizia a gonfiare la randa da sud, ho proprio voglia di vela spengo subito la falciatrice e apro il fiocco a farfalla. Anche se procediamo solo a 3 nodi lascio comunque la mano alla randa.
A Ranco il lago si apre, di notte è l'unico punto dove possiamo immaginare orizzonti non limitati, la sponda lombarda è infatti immersa nel buio e sembra non esserci, c'è ancora la luna, ma sta per tramontare e non si riflette quasi più sui costoni rocciosi di Ispra e Santa Caterina. Siamo in poppa per rotta, ma allargo comunque un bel po' da Belgirate, perché qui il vento salta sempre e presto lo avrò al traverso da destra. Cinzia scende a dormire, rimango da solo, senza luna con le vele a segno mi godo il momento.
Ore 24 e qualcosa, con tanta acqua sottovento mi sento più sicuro, lego la life-line lunga e vado a prua per issare il gennaker, dopo poco sono a tutta tela con il vento al giardinetto il pilota che controlla la barca, sono felice. Dura poco, essere soli al comando non potendo contare su nessun aiuto per di più con i cari inconsapevoli che dormono mette ansia normalmente, di notte ancora di più, per di più mi sembra che il vento aumenti. Avvolgo il gennaker, riprendo la mano alla randa e poggio di nuovo a farfalla.
Sabato ore 1,00 allargandomi verso le isole inizio a sentire il fetch, il Vikopilota soffre un po' l'onda al giardinetto, io sono stanco e non ho voglia di timonare, porto la prua al vento che tra l'altro è anche aumentato, ammaino la randa e mi rimetto in rotta con il solo fiocco. 3 nodi.
ore 1,30 transito davanti a Cerro, l'ingresso è difficile ci sono 2 secche e una sassaia bastarda, ma lo conosco bene e potrei entrare, c'è però un solo posto in transito e da fuori non si vede se è libero, meglio proseguire d'altra parte volevo arrivare a Caldè. Ora sono al traverso di Laveno, Caldè è solo 4 miglia avanti a me però a Laveno ci sono gli altri, c'è la corrente elettrica e il porto è ridossato anche da sud a Caldè solo se c'è posto nel porto vecchio. Accendo il motore avvolgo il fiocco e sveglio Cinzia per ormeggiare, di solito faccio da solo, ma sono troppo stanco. Alle 2 dormo con addosso ancora la cerata.






Pochi minuti dopo qualcuno bussa, guardo l'orologio sono le 9, esco la testa dal tambuccio e vedo Lorenzo bello fresco e pronto per partire. Mannaggià a lui. Faccio una puntatina in bagno sveglio Cinzia e insieme facciamo colazione: caffè, yogurt, fette viscottate, frutta. C'è il sole e il vento è già bello stabile da sud, strano per il lago, ma perfetto per noi, solo che fa un freddo cane. Usciamo in conserva e iniziamo a risalire, vorrei fermarmi a fare benzina a Caldè, ma non avendone usata fino adesso posso rischiare, tanto c'è il canalone che sicuramente ci prenderà e sputerà dall'altra parte.


E così fa. Vi giungiamo con tutte le vele a riva, spinti da sud da 5/6 nodi di aria stabile e costante che più non si potrebbe desiderare, giriamo a sinistra per imboccarlo... 8, 10, 14, avvolgo il gennaker, e rallento 16, apro il fiocco e torno ad accellerare con l'apparente che si assesta sui 14. Sento al telefono czamba che è "dall'altra parte" lui abituato a questo tratto mi dice che sta bordeggiando con solo il fiocco. Proseguiamo e come detto il canalone ci sputa a Zenna soffiando sempre da sud costante. E' solo un fatto psicologico usciti dal canalone il vento non molla anzi aumenta, ma noi siamo comunque più tranquilli, raggiungiamo Cristiano mi affianco sottovento, a bordo la mogliettina abituata al vento, ma nelle pampas argentine non sembra per nulla divertita, infatti dopo poco ci lasciano, non vengono ad Ascona, o meglio vengono, ma in auto. Noi poggiamo dirigendo decisi verso il porto patriziale. Preoccupati perché la capitaneria chiude alle 16, per la stanchezza siamo in porto già alle 15.00. La sera la passeremo su lungolago della ridente località.





Domenica 31 maggio. Programma distensivo. Visione della partenza della VerBenn, visita alla foce del Ticino e ormeggio anticipato a Locarno per visitare la cittadina. Talmente distensivo che dopo una veloce incursione sul Ticino con sosta per il pranzo procediamo spediti verso Locarno inseguiti da nuvoloni neri che preannunciano ciò che poco dopo l'ormeggio manterranno.




Lunedì 1° giugno Oggi ci aspetta il secondo "tappone pirenaico", le previsioni della sera erano funeste, ma a parte il freddo meteo Svizzera questa volta non c'ha preso per nulla, cielo terso senza una nuvola. Non c'è purtroppo nemmeno il vento. Motore allora verso le isole di Brissago passaggio fra le 2 al cardiopalma con carta e GPS che segnano 10 metri ed ECO che scende fino a 1,40, poi via verso sud costeggiando fino alla dogana e infine puntando decisi verso Cannobbio. Mentre si scende affiancati si scherza sul canalone:
– hai prenotato il vento?
– si 25 nodi, facciamo a metà o ne vuoi di più?
– no io ne prendo al meno 15 tanto il Viko ha il code 0
– guarda che li ho chiesti da nord

Il canalone ha capito l'intensità ma non la direzione e i 25 nodi sono da sud. Onda e un freddo cane. In men che non si dica siamo con il fiocco e una mano. Ormai esperti (si mette l'orecchino d'oro per il canalone?) boliniamo fino a Cannero, qui cala e possiamo dar fondo alla cambusa per il pranzo mentre Vikolocorto procede di bolina larga con il frullone.
Giusto il tempo di mangiare e il vento ritorna gagliardo, Ale e Lore con il Meteor questa volta hanno una marcia in più e partono come missili, noi viriamo subito per spaiare e sperando nella loro solita tattica suicida che sembra portarli sotto la rocca di Caldè. Nulla da fare oggi non c'è proprio storia ci daranno un distacco scandaloso. A parte questo una bolina molti divertente con Cinzia che per un buon tratto si è perfino mostrata interessata rimanendo in coperta. Il tratto per lei è comunque troppo, già a metà del tragitto era al calducio con la coperta di pile a leggere un libro, unica concessione spostarsi sopravento.
Chiudiamo la giornata in bellezza con il ritorno nel gruppo di Elena e Luca e l'incursione di Franz che gentilmente ci offrirà la sua barca per l'aperitivo. Non credo lo farà mai più.




Martedì 2 - Previsione 10/15 nodi da nord, usciamo gasatissimi per l'ultima tratta, affilo le armi per evitare lo smacco del giorno prima. Sarà una piatta totale fino ad Angera dove sosteremo per il pranzo e poi ancora fino all'ormeggio.

1-2-3 maggio 2009
sVikolata della liberazione


Ci siamo spengo tutto e vado a casa, tutto è pronto e collaudato, naturale partire per il lago per 3 giorni di sole e di vela. Non meno atteso, solo naturale.

Siamo al lago, c'è ancora luce le giornate si allungano ma fa comunque freschino. Arriva Franco nuovo amico della bassa, purtroppo la gru è sott'acqua e ci adoperiamo sotto la guida e il consiglio dell'Aldo per trovarne una più alta. Presto fatto il Piccaluga è disponibile, domani mattina vareremo anche Eta Beta pronti per fare vela insieme. Vi dico subito che non conoscendo assolutamente Franco mi ha subito stupito la sua flemma nel constatare di essersi fatto 200 km di traino e di non poter varare la barca.

Mattino, notte fredda mitigata dalla stufetta, alle 7 siamo in cantiere per varare alle 9,30 pronti con tutte le barche in acqua solo il vento è rimasto a casa ha mandato un cugino, ma piccolo piccolo, ma noi non ci facciamo mica spaventare, i compagni con le barche più veloci salgono a vela, noi paperette smotoriamo.
Passano così Angera e Ranco; qui il lago si apre e comincia a far caldo, passiamo rasenti a Belgirate sperando in un ripensamento degli amici di li che avevano dato forfait, sentiamo Paola e Luciano che stanno ancora litigando con il tender allagato. Intanto il gruppo ha il primo dissenso dopo centinaia di miglia fatte insieme, la meta non è unanime, per un istante sembra ci si debba dividere, l'istante passa e si prosegue tutti insieme, cercando di stringerci attorno a chi può sentirsi in difficoltà. Questi rallentano e io mi sento in apprensione, saprò dopo che il problema era la peperonata sul fornello.
Laveno passa alla nostra sinistra nella patana totale, slalom gigante fra tronchi e arbusti portati dalla corrente allargiamo per l'ultima tratta a Cannero rallentando l'andatura sperando che l'inverna ci raggiunga (non lo farà fino a domenica sera). Siamo in porto assistiti da due gentil donzelle, una per prendere le cime e l'altra per pelare 20 euro, proprio quando la tramontana inizia a far sentire la sua voce, ma noi siamo troppo stanchi per uscire di nuovo. Fermiamo quindi le barche ben bene in previsione della sburianata e andiamo a farci il primo aperitivo della serata, secondo aperitivo sul Trombo, terzo al Sano Banano con cena a seguire. Stanchi e felici ci addormentiamo cullati dalle onde.
Oddio cullati, più corretto sballottati il porto offre protezione più alle onde che a noi, nel senso che vi entrano e non escono più.




La mattina di sabato il cielo è terso, l'aria frizzante, il vento leggero da nord, il lago calmo (a parte nel porto), colazione breafing prepartenza in cui si decide di mischiare un po' gli equipaggi. Le signore sul Trombo, almeno in parte, io proseguo da solo. Il favonio non è per nulla disteso lascia anzi parecchie zone di piatta, svikolando fra queste riesco a passare il comet di Paola, lei cerca di farmi straorzare con una manovra alla Torben, ma io agile poggio e le passo sottovento. Lo sguardo va teso verso il timoniere, ma nulla possono li passo così lasciandoli presto di poppa.
Intanto il vento si assesta sui 10 nodi ben disteso così la flottiglia si avvicina veloce a Caldè, sosta prevista per il pranzo. Ci arrivo troppo presto ammaino il gennaker e riparto di bolina, il gruppo è molto sparso solo 2 sono sopra vento e faccio rotta verso di loro, raggiungo Nane Oca e mi ci accodo aprendo l'ammazzapatane, nato per venti fra i 3 e i 5 nodi ora salvo rotture funziona fino a 10 e oltre, lo affianco vedo che ha la macchina fotografica allora orzo per mostrargli un po' di carena.
C'ho fame. Aspetto che i primi ormeggino per farmi aiutare e mi accosto in andana a Nane Oca, Luca e Elena con fare esperto mi prendono le cime e sono a terra, arrivano altri, motoschifi e vele, ma non c'è più posto anche con le barche in andana occupiamo tutti e due i pontili, un po' mi spiace, ma son tutte grosse e non ce la sentiamo di offrirgli il fianco dei nostri moschini. Aperitivo al solito baretto e poi pappa tutti insieme sui pontili.

Al riparo della rocca di Caldè non ci si accorge che il vento sta aumentando, vediamo passare la flotta che partecipa alla Laveno/Ascona e non ci accorgiamo di quanto sono sbandati. Usciamo. Io sempre solo isso il gennaker ancora ridossato, giro la punta e mi ritrovo in mezzo alle onde e alle ochette, il wind inizia a fischiare; il motivetto fa più o meno così: coglioneeee coglioneee la senti questa voce? Ti strapoooo tutto, ti strappo tuttoooooo! Santo avvolgitore salva il gennaker, la madonna delle borose a circuito chiuso salva me e Vikolocorto. Poggio con randa ridotta e fiocco e comincio a surfare. Le mani mi si screpolano per tenere la barra e la scotta, ma non mollo. 7 nodi la velocità massima, 6 quasi sempre, mai sotto ai 5. Purtroppo o per fortuna dura poco, in un'ora sono in vista di Laveno orzo, con molta apprensione per il timore di sdraiarmi, per prendere la cappa e ammainare la randa e..... sorpresa Vikolocorto non orza!
Timone alla banda, traverso ma nulla più, randa sventata per forza di cose, ma il fiocco porta bene. Che c'hai adesso? Guardo la cima della deriva.... lunga... la deriva è alzata! Scopro con sommo gaudio che il Viko tiene una sua cappa al traverso proprio grazie alla deriva alzata e riesco così ad ammainare la randa e poggiare di nuovo per infilarmi nel golfo.
Pace relativa, ma pace, le onde non ci sono più e il vento arriva solo con qualche raffica, procedo lento fino ad addentrarmi ben bene quindi riprendo la cappa, quella vera, e preparo parabordi e cime sui 4 lati, non so dove devo ormeggiare e il porto offre il fianco ad una valletta dove il vento scende gagliardo. Pochi minuti dopo mani premurose mi agguantano in un angolino che più riparato non si può. Craker e birretta me li sono proprio meritati.
La cronaca del gruppo è non meno perigliosa, a parte il Firstino che si gioca di tacco a tutta tela i 25 nodi e oltre gli altri scendono con fazzolettini. Trombo a parte, una stecca rotta che lo costringe a smotorare. Ultimo momento di ansia quando il motore di Eta Beta fa cilecca, per fortuna viene prontamente recuperato da Sirio.
1° aperitivo in barca secondo al bar, per variare, pizza con Franz in aggiunta al gruppo. A nanna presto che sono sconvolto, Porto Labieno è ben fatto e non c'è onda, solo gli schiamazzi della barca mi vicina mi disturbano, un po', pochissimo. Dormo.


Domenica ore 7 Franz è già li e pure docciato andiamo a far colazione insieme Speravo in una diminuzione del vento, ma si sa il Verbano è on-off, quindi ecco che ci troviamo a lottare con le bavette, per di più da nord quando preferiremmo bolinare per fare apparente. Poco male l'importante è esserci e poi piano piano arriviamo comunque a destinazione. Si a destinazione, in mezzo c'è poco da raccontare, saluti a Franz e al Trombo che si fermano a Monvalle, Nane e Sirio partiti prestissimo per una regata, Lorenzo e Ale volati via grazie allo spy. ci ritroveremo solo dopo aver rimesso sul carrello Eta Beta per l'ultimo aperititvo.







11-12-13 aprile 2009
sVikolata di pasqua

Questa volta è stata con un gruppo che più eterogeneo non era possibile, per età, esperienza velica, censo, cultura, carattere, capelli, massa grassa e/o magra. Solo un metro sembrava accomunarci, anzi 6: First, Meteor, Viko, ma a ben pensarci nemmeno loro sono simili, nemmeno in apparenza.
Eppure son stati 3 giorni fantastici con più di 60 miglia percorse in ogni condizione, dalla pioggia al sole caldissimo, dalle piatte nebbiose ai temporali urlanti, dai ristoranti ai pic-nic in pozzetto, dalle gite nei paesini alle panchine in tutto relax.

Ormai da molti anni per noi la pasqua è sacrilegamente dedicata alla barca, normalmente con il primo noleggio al mare, ma quest'anno si presentava l'occasione di fare finalmente una Vikoflotta a zonzo per il lago. Qualche settimana prima della data di partenza altre 2 barche si aggiungono. Venerdì saliamo, il tempo è veramente brutto e non promette proprio nulla di buono, siamo però tutti li nessuno vuole cedere di un passo sulla decisione presa.
La partenza è fissata per le 9 di domani, prepariamo le barche senza mai guardare il cielo, convinti che ci grazierà.

La notte si scatena l'inferno, pioggia, grandine, fulmini, vento, noi chiusi al calduccio nelle nostre piccole barchine continuiamo a sperare. La mattina ci accoglie ancora con una coltre minacciosa. Stoici indossiamo le nostre cerate più pesanti e partiamo lo stesso: Lisanza, Feriolo, Laveno, 15 miglia in tutto.

Si esce in sordina, issiamo le rande senza troppa convinzione in una piatta totale.
Rotta verso nord a piccolo trotto, distanziati di qualche centinaio di metri, si provano i VHF, litigo con i generatore del motore che ha deciso di lasciarmi proprio ora, a sprazzi un pallido sole e qualche refolo di vento fa aumentare l'allegria e svolgere o issare i fiocchi. Così pian piano giungiamo a Ranco dove il lago si apre e dove un po' di sole fa ancora capolino. È l'occhio del ciclone.
A Belgirate siamo tutti compatti per aver parlato di un'eventuale sosta per il pranzo commutata in pappa in navigazione per non perdere Feriolo. A nord è molto scuro, sia il cielo sia il lago, senza una parola le rande diminuiscono, chi una mano chi nel sacco con la cerniera ben chiusa. Arriva di colpo, le ochette dicevano fosse più di 10/12 nodi, ma non i 20/25 con onde ripide e confuse che ci investono. Confusione. Sul lago il vento è sempre meno maneggevole rispetto al mare, salta di improponibili quarte di qua e di la rendendo impossibile qualsiasi regolazione a barche ben più "possenti" delle nostre.
Mi ritrovo quindi alla cappa per ammainare la randa a cercare i compagni, l'altro Viko è sottocosta a secco di vele che prosegue ridossato tranquillo a motore, il meteor vicino a me sorpreso con il genoa leggero lo ammaina per non rovinarlo e si rimette in rotta con la sola randa, il Firstino dopo una digressione in poppa sfrutta la sua chiglia lunga e pesante e riparte a tutta tela con la falchetta in acqua.
Ammainata la randa mi rimetto in bolina larga con il solo fiocco.

La deviazione a Feriolo è saltata, ma una volta assorbito l'impatto e sperando non peggiori decidiamo comunque di raggiungere Laveno.
Con il fiocco, saltando sulle onde, decisamente bagnato dagli spruzzi Vikolocorto mi regala un paio di esaltanti "oltre 6 nodi" sul GPS, fino a Reno quando finalmente cala qualche nodo e posso issare nuovamente la randa con una mano, tolta di nuovo quando poggiando nel golfo di Laveno le onde rischiavano di traversarci comunque e sempre pensando alla sicurezza e tranquillità della famiglia.

Ormeggio da manuale, riunione estemporanea per raccontarcela su, facce felici e sorridenti si avviano chi alle docce chi al primo aperitivo.

La serata trascorre piacevole, chi una pizza chi un sontuoso fritto di calamari entrambi serviti da simpatiche rumene. Il momento della nanna giunge comunque presto, la stanchezza è tanta. Non prima di aver dato uno sguardo alla meteo e di aver deciso cosa fare l'indomani: meteo più che mai incerta, destinazione invece certa spavaldi decidiamo per i Castelli di Cannero. Notte piovosa con scrosci violenti.

La mattina è uggiosa, non promette nulla di buono, nemmeno il vento. Usciamo in linea di fila e impostiamo la rotta per Caldè, visto che si smotora tanto vale fare delle soste culturali, così in un'oretta siamo a Caldè ormeggiati ai pontili in transito e subito dopo invadiamo il paese con la nostra allegria: breve passeggiata culturale alle fornaci, incursione nei vicoli caratteristici, verifica dei cartelli affittasi con solite affermazioni sull'utilità o meno di una casa al lago, infine aperitivo all'onnipresente bar sul porto.



L'ora di pranzo ci vede di nuovo in navigazione verso nord, le onde dei motoscafi disturbano all'ormeggio e preferiamo mangiare in navigazione. I castelli ancora non si vedono, imposto quindi la rotta al carteggio e faccio rotta per gli altri.

Sembra salga un pochino di aria, da sud finalmente, lesti issiamo le vele, ma sarà una mera illusione. Raggiungiamo così i castelli mezzo a vela e mezzo a motore. Giro intorno ai castellli, tentativo di ormeggio ad una chiatta con relativo incaglio e poi via con l'inverna che finalmente si mostra, ovviamente di bolina nel ritorno.

Tutta tela, spaio subito per non subire lo smacco di essere lasciato indietro, imposto con precisione il primo bordo sul pilota e mi dedico alla regolazione di fino delle vele. Sono alla sponda piemontese, mi preparo a virare guardo in giro prima di cambiare bordo e con sommo stupore mi accorgo di essere parecchio sopravento agli altri. Viro. Sul secondo bordo sarò ben a sud di Caldè quando gli altri avranno prua poco sotto Luino. Altri due bordi divertenti e sarò alla punta di Laveno. Nota: parlo al singolare perché la famiglia oggi è in sciopero sottocoperta a giocare a domino.

Prima di attraversare la rotta dei traghetti aspetto gli altri, chiamo il porto per la sera. Insieme entriamo in porto, ormeggio, meno concitato del primo e siamo pronti per lo struscio di decompressione a cui segue subito la cena visto che siamo affamati come lupi. Altra piacevole serata.

Nanna più tardi complice la colomba pasquale. La rotta domani sarà decisa in funzione del tempo, in caso di tramontana stabile rientro verso sud, la voglia di utilizzare le vele portanti è tanta, viceversa Feriolo, saltato all'andata, e poi a casa. Ovviamente la mattina il vento è quantomai incerto, nemmeno gli indigeni sanno rassicurarci, il sole invece è questa volta ben deciso ad accompagnarci.

Vista l'incertezza la flotta si separa, una barca esce dal porto alle prime avvisaglie di vento, issa lo spy e rivolge la prua a sud; gli altri puntano su Feriolo con un bel bordo al traverso.

Come da programma: visita al paesino, benzina sulla statale, aperitivo allungato in barca, pennica e poi...

Mollati gli ormeggi da Feriolo andiamo verso nord a raccogliere il vento che i pieni di benzina fatti dovrebbero averci garantito. Detto fatto arriva una invernina che ci spinge piacevolmente nel primo bordo verso casa, casa che il GPS mi da 70° a destra con un ETA scandaloso, ma non importa. Sirio rimane un po' indietro, nello spirito competitivo che ci contraddistingue torniamo indietro a dargli manforte girandogli intorno come falchi sulla preda, dando consigli a destra e a manca incasinando ovviamente quel poco che c'era di buono nelle regolazioni.
Per fortuna il vento cala altrimenti saremmo rimasti li a dar consigli fino al tramonto. Puntiamo quindi verso le isole Borromee per un ultimo scampolo culturale. Bolgai allucinante di traghetti, aliscafi, battelli, canoe. Qualsiasi cosa galleggi trasporta avanti e indietro orde di turisti assatanati di ninnoli e prodotti "tipici". Le isole letteralmente scompaiono sotto i piedi di questio dannati della pasquetta. Andiamo oltre senza indigio alcuno. Ripensando con nostalgia alla bellezza delle isole nelle nebbioline invernali quando si mostrano nel loro reale grigiore tipico del lago, molto ma molto più belle.

Dopo le isole il vento torna a trovarci, in un crescendo che ci esalta e demoralizza allo stesso tempo, per l'intensità e per la direzione che, ovviamente, è sul naso.
Ci sono 8/10 nodi, ma provo lo stesso l'ammazzapatane, pochi minuti e l'apparente si attesta sui 13/15 e la velocità sui 5 nodi, pochi minuti e salta la ritenuta del boma consumata dall'uso improprio che ne stavamo facendo. Bompresso retratto, vela sottovento avvolta in tutta fretta e sostituita con il fiocco. Terminiamo il bordo a 2/3 nodi con le vele "convenzionali" scapolando la punta che ci proteggeva dal vento che per fortuna aumenta fino ad una quindicina di nodi sufficienti per tornare a medie oltre i 4 nodi. Gli altri nel frattempo sono molto avanti.

5 aprile 2009
Viko invasato

Svuotato il Viko per pulizie abbiamo capito perché sembrava così pesante, conteneva materiale e viveri per una traversata oceanica. Renault Laguna completamente piena di roba e 2 serate sudato e impolverato in box per selezionare ciò che non era necessario, ad esempio 6 salvagenti da adulto e 3 per bambini non servono, come è inutile avere a bordo 3 ancore o 40 rotoli di carta igenica.
Questo succedeva sabato 28 marzo. Domenica 5 sono tornato su per pulirla e ricaricare ciò che è realmente "essenziale", l'agila è stata sufficiente per riportare su tutto. Sabato invece l'ho dedicato alla manutenzione. Cambiato alcune scotte e drizze che cominciavano a deteriorarsi, paterazzo, lazy jack, tesabase; sostituito gli errori quali la drizza del gennaker del 10 con una del 6 e cambiato gli stopper a strozzo che non avevano mai funzionato a dovere. Inoltre ho fatto un paio di aggiuntine per migliorare il circuito del gennaker e 2 barber per poter regolare il punto di scotta adattandolo alle varie vele da bompresso che ho in dotazione. Non ultimo ho cambiato la batteria con una a scarica lenta da 110 ampere che pesa più della zavorra progettuale.
Ora si aspetta solo che facciano l'antivegetativa, che torni il motore dal tagliando e saremo di nuovo pronti.

21-22 marzo 2009
Il Week end perfetto

Non ci sono parole, mi limiterò a una carrellata di immagini, da sole già eloquenti.

I preparativi alla partenza


Lazy Bag

Ingarrociare la randa

Saldo

Prendere i terzaroli

Partenza



Una mano non si sa mai

Primo ingaggio

Si parte veramente


Farfalla

Prepariamo il Gennaker

Non è una gara, ma inizia, cosa? La gara ovviamente!


Appare per la prima volta il Gennaker

Solo a vele bianche purtroppo

Per ora li vedo di prua

Davanti solo il lago

Continua a non essere una regata, ma ......


Li vedo sempre la prua, ma più vicina

Iniziano a coprirmi

Restisto

Orzano per passarmi sopravento verso Ranco


Ops, davanti a Ranco c'è patana

ihihihihihhi

Strambo e loro mi inseguono



Sequenza 1

Sequenza 2

Sequenza 3

Sequenza 4


Sequenza 5

Sequenza 6

Sequenza 7

Sequenza 8


Finalmente a segno

Davanti solo il lago.

Inizia la lotta di strambate



Orzano per fare velocità

Apro a farfalla

Accellero 1

Accellero 2


Accellero 3

6.0 non è venuta la foto

Distacco aumenta


Continuano a strambare

Provano la farfalla

Cambio obiettivo alla macchina fotografica?

La resa.


Dopo Ranco il vento salta.

.. e con lui il grillo della base,

Attimi di sconforto

Ingombro l'orizzonte, ma vi assicuro che davanti non c'è nessuno


A questo punto posso rilassarmi

A vele bianche non ci può essere confornto.

Li aspetto per fargli una foto alla poppa.

Tutti insieme appassionatamente


Il trio lescano

Provano la farfalla



Faccia felice



Idem

Ancora

Fingono indifferenza





Ultimo bordo

E' ora di rientrare
ì

Cena tutti insieme ospiti dell'AVM

ì


Vedo la madonna

Caffè da Melchiorre

Ma parlo sempre?


Risveglio


Addii

C'è chi va ancora a nord

Salutiamo Monvalle, come sempre ospitalità perfetta



14 marzo 2009
Pace e tranquillità

Ci sono periodi in cui si ha bisogno di pace e tranquillità. Ti senti perso, i problemi di assillano, la tensione ti esaurisce; alcune volte perfino il pensiero di fare qualcosa con gli altri di angoscia, il far sapere, condividere è difficile e fonte di ansia.

Ieri sono salito in barca dopo un mese di assenza, il carico degli ultimi giorni sulle spalle. Con calma ho "riacceso" la piccola, liberato le vele, preparato le manovre che smonto per non fargli prendere il sole inutilmente, dato vita al motore e mollato gli ormeggi.
Ogni passaggio da lungo tempo collaudato è stato facile, senza pensieri, man mano la tensione si è dissolta naturalmente, perfino senza che me ne accorgessi.
A pochi metri dal pontile già la mano andava all'autopilota, prua al vento e su la randa. La barca sbanda il motore è spento, il fiocco si srotola. E qui mi accorgo finalmente che sto meglio, ho di nuovo voglia di fare, scendo in cabina a prendere il code e lo armo a prua mentre Vikolocorto procede da solo sbandato eccessivamente per la mancanza del mio peso in pozzetto. Sempre con nauralezza avvolgo il fiocco e apro il code, sono 18 mq un'enormità per una barca di 6 metri in bolina, ma il nostro feeling è da tempo perfetto, so cosa preferisce la barca e lei mi avvisa se c'è qualcosa che non va. Squilla il cellulare, scendo a prenderlo e proprio in quel momento Vikolocorto mi avvisa: se non mi controbilanci sono troppo invelato, alzo un braccio fuori dal tambuccio, prendo la scotta e lasco, senza nemmeno pensarci.
Spengo il cellulare ora sono proprio a posto, la sintonia è perfetta, un lungo bordo mi consente anche di trovare l'angolo di sbandamento che preferisce e la giusta posizione delle vele. Filiamo dritti fino a che il lago non finisce.
Comando al pilota una poggiata, senza pensarci, in modo perfetto mi ritrovo con il vento in fil di ruota, passo la randa e via a farfalla. Ogni pochi minuti regolo la rotta mentre il vento gira come al solito, sono di nuovo al traverso del porto posizione che raggiungo di abitudine per godere dell'ultimo bordo al traverso, la condizione più divertente.

Davanti al porto ammaino velocemente le vele accendo il motore e lascio che il pilota mi porti fino all'imboccatura per godere ancora di quei pochi istanti.


14 febbraio 2009
Due giorni in uno

La giornata si divide in 2 eventi catartici.

La barca nuova
Oggi non si esce, saliamo per il controllo di fino alla barca che vorrei comprare. Un po' mi dispiace per Vikolocorto, ma la famiglia cresce (in altezza) e comincia ad andarci stretto.
La barca è un Jaguar 25 di millemila anni fa parecchio conciato, con numerosi difetti e mancante di molte cose, ma lo scafo e gli interni sembrano a posto.
Purtroppo non è così e dopo pochi minuti di controlli ci fermiamo, i lavori sono troppi e soprattutto oltre le nostre capacità. In settimana proverò a fare un'offerta stracciata al proprietario, questo mi consentirebbe di avere il budget per far fare le riparazioni.

Ci rovesciamooooooo
Siamo saliti presto, sono solo le 11 e c'è pure un leggero venticello. 3/5 nodi da nord, il cielo è terso e non lascia presagire nulla di buono, ma decidiamo di fare 2 bordi lo stesso al massimo si torna velocemente.
Siamo fuori, le vele a segno con l'ammazzapatane che spinge molto bene allontanandosi dal ridosso il vento è salito a 7/8 nodi, ma con un po' di mano tengo ancora la nuova vela senza problemi.
Viriamo in prossimità della Lega e subito vedo in lontananza i primi accenni delle raffiche del Favonio in arrivo, prontamente avvolgo e preparo il fiocco e con questo iniziamo il bordo verso la Lombardia.

Giunti più o meno a metà percorso il vento arriva, non vedevo ochette e infatti non è violento, ma comunque l'apparente supera i 15 nodi, lasco randa e prendo velocemente la mano poi scendo per spostare un po' di attrezzatura volante prima che si "mischi".
Procediamo tranquilli per un paio di bordi con la barca che sbanda sotto le raffiche che in alcuni momenti superano i 20 nodi fino al ridosso della rocca di Angera.
A questo punto iniziamo la discesa, siamo ridossati isso tutta la randa e riapro l'ammazzapatane, ci vorrebbe il gennaker adesso, per il primo miglio procediamo spediti a oltre 5 nodi, poi il vento gira al traverso e devo arrotolare e riaprire il fiocco. Rimaniamo comunque sopra i 4 nodi.

Siamo alla punta della secca dove di solito orziamo per atterrare risalendo di bolina larga, l'apparente è sui 15 nodi (in poppa) orziamo un po' per sventare la randa e dare la mano. Manovra perfetta, avvolgo per buona misura anche 3/4 giri di fiocco.

Orziamo, l'apparente passa subito a 15/18 nodi, le raffiche a 20/25 il salvagente sulla falchetta è sovente immerso, ma lascando randa riesco a tenerla molto bene. Stiamo puntando dritti verso il porto quando il vento salta verso poppa di 30° e aumenta di colpo.

In un attimo siamo sdraiati, i piedi puntati sulla seduta di fronte quasi in verticale, mollo la scotta della randa e il boma si appoggia sull'acqua (che dire del vang?) il Viko senza appendici in acqua viene violentemente all'orza e si raddrizza abbastanza da far riprendere contatto al timone, mio padre porta ancora il timone all'orza, ma la barca non si raddrizza di molto anzi sembra voler rimanere li indecisa da quale parte rollare. Mi sposto sottovento con cautela e raggiungo lo stopper della randa, apro e in un attimo riesco a recuperarla nella sacca, mentre effettuo la manovra la barca perde la spinta orziera e poggia da sola, ma per poco una volta al traverso si stabilizza con il solo fiocco e riprende a volare oltre i 3 nodi. Guardo il windex che segna 25 nodi, ma secondo me la raffica è stata ben di più.

7 febbraio 2009
La giornata perfetta
2 mesi che Vikolocorto è fermo, sono salito molte volte a trovarlo, ma nebbia, pioggia, neve, mi hanno sempre fermato. Ogni volta qualche ora di pace e serenità, nell'intimità della cabina con la stufa accesa e un buon piatto fumante. Ieri è stato diverso è stata la giornata perfetta.

La mattina uscita con pochissima aria per far vedere la barca ad un probabile acquirente, in tutto ciò mi sono purtroppo messo in testa di cambiare barca, velocità minime, ma comunque di tutto rispetto anche se non paragonabili a Zio Fester che si è divertito a girarci intorno. Come dicevo un'oretta e poi di nuovo in porto.

Massimo e la Claudia sbucano da dietro un cespuglio e in pochi momenti siamo di nuovo operativi, il vento è sempre da nord e non accenna ad invertire, cattivo presagio per un Viko la previsione è di Phoen e se non cambia ad inverna significa che arriverà per ora ci sono 5/6 nodi e quindi decidiamo di uscire lo stesso.

Siamo fuori, randa piena e ammazzapatane, 6/8 nodi e noi galoppiamo a 4 che per la carena sporca, il motore abbassato e la barca piena di cianfrusaglie non è niente male. Ci sono parecchie barche, alcuni li conosco in lontananza vediamo il fu Incanto con Damiano solo al timone, il vento sale e noi ci spostiamo sopravento tutti e tre. Virata e via verso Angera, 8/10 nodi, 4,5 di velocità in poco tempo siamo davanti al Città di Angera, 10/12 nodi, avvolgiamo l'ammazzapatane e svolgiamo il fiocco, virata e grazie al fiocco la prua è dritta su Arona, sempre sopra i 4 nodi, ora possiamo rilassarci e metterci anche sottovento, vado sottocoperta a cercare qualche cosa da mangiare, biscotti al cioccolato che dividiamo da buoni camerati. 15/18 nodi, 4,9 la velocità massima ci esalta, ma giunti in prossimità di Arona preferiamo comunque dare una mano alla randa, provo anche ad avvolgere un po' il fiocco, ma fa una sacca tremenda e lo svolgo subito. Nuovo bordo, il vento si assesta su 15/18 nodi e noi procediamo felici verso Angera, per la prima volta ho notato il timone leggermente all'orza. Ancora un bordo e poi iniziamo a rientrare.

Anche in poppa nonostante la mano alla randa, Vikolocorto procede con un apparente di 10/12 nodi a più di 4, strambiamo 2 volte cercando di intralciare la discesa di Zio Fester, ma inutilmente. Poco dopo incrociamo anche Oplà con Claudio che salta di qua e di la e, felice come una pasqua, ci urla qualcosa a riguardo di una straorza che però si perde nel vento. Ultimo traverso e siamo in prossimità dei pontili dove ammainiamo e diamo motore.

Ormeggio con un po' di apprensione per il vento al traverso, accendo il fornello e mentre aspettiamo i pizzoccheri ci dedichiamo ai salamini freschi, alla ricotta dolce, alle olive ai peperoni, alle Tulip, alla coca cola, alle.... sono le 17 è proprio ora di andare a casa, aspettiamo solo che il sole tramonti dietro il monte Rosa perfettamente incorniciato dal tambuccio aperto, grappa e a casa.

Meglio di così!