VELA AURICA & piccole barche classiche


GRAN LASCO
(parole &pensieri)





AMALIA MON AMOUR
di Marco Volpini


Nel 77, un piovoso pomeriggio di ottobre inoltrato, mi sento chiamare dal cancello di casa, anche questa è un'abitudine di alcuni miei amici per i quali forse suonare il campanello è troppa fatica, e affacciandomi alla porta, vedo con molto piacere che è il mio caro amico Roberto.
Apre il cancellino d'ingresso e frettolosamente viene in casa, con il salvagente della COCCA, riconoscibilissimo per quel nome, a lettere rosse giganti stampigliate sopra.
Gli faccio scherzosamente notare che, sì, piove, ma non corriamo assolutamente rischi di alluvione per cui forse il salvagente sarebbe stato superfluo!
Dopo i soliti convenevoli e vari racconti delle sue ultime navigazioni che ha fatto con la COCCA, mi dice con rammarico, che dopo averla allungata con un particolare bompresso, per passare il collaudo di idoneità di navigazione fino alle 20 miglia, ha dovuto per forza riconsegnare la vecchia licenza di navigazione per avere il nuovo libretto.
La vecchia licenza che risaliva agli anni 40, della Regia Marina, era praticamente un pezzo da museo, a parte l'intestazione del costruttore e dei vari proprietari e le varie caratteristiche molto dettagliate dell'imbarcazione, era corredata di molte pagine, dove doveva venire annotato ogni un certo numero di “leghe” ( od altro tipo di misurazione del nostro miglio marino, che ora non ricordo) la “salute” locale. Insomma durante le navigazioni lungo costa, c'era l'obbligo di fermarsi e scendere a terra per informarsi e trascrivere sulla licenza le “malattie “ documentate nel posto : vaiolo, peste, pertosse, tifo, pellagra, tubercolosi, ma anche malattie più semplici, come foruncolosi, arrossamenti, pidocchi,…. e chi più ne ha,… più ne metta!!!
Il tutto poi in seguito sarebbe stato trascritto a tempi determinati, sui registri sanitari delle “Marinerie locali” per avere una mappa dettagliata della “salute” dei vari territori.


Roberto è un tipo molto introverso, di poche parole, spesso scorbutico, tanto che ha pochissimi amici, è sempre vissuto da solo, con un fratello con cui “divide” si fa per dire, la falegnameria che hanno in Pontedera centro. Quando sono insieme litigano continuamente, per non parlare sul lavoro che non fanno più insieme poiché se uno fa, ad esempio, una finestra quadrata, l'altro la vuol far tonda!!! E viceversa per cui hanno deciso che ognuno ha i suoi clienti in orari diversi.
Ciononostante io credo di essere uno dei pochi suoi amici, forse perché ho un carattere accomodante e ammetto che ognuno faccia ciò che vuole, beninteso, senza invadere l'altrui spazio. In effetti Roberto è molto disordinato, sarà anche per il fatto che non ha mai avuto donne d'intorno, tranne una specie di fidanzata che aveva all'Elba e che andava a trovare ogni tanto, quando lo chiamava per telefono.
Ricordo una volta che ero presente anch'io, a metà telefonata le disse, testuali parole: “non sprechiamo soldi in telefonate, aspettami vengo subito con la COCCA a trovarti!!!”, e così fece, pregandomi di accompagnarlo a Livorno all'ormeggio, dove teneva la barca, per raggiungere la sua amica a Naregno nell'Elba dove lei abitava. Per lui questa era navigazione comune qualsiasi stagione fosse, come per me attraversare l'Arno di poche decine di metri. Anche la barca, l'ha sopraffatta dal caos, però riconosco che è un grande navigatore e il suo pezzo forte è una bella bussola in una scatola di legno pregiato di 40cm x 40cm x 15cm e una radio con goniometro portatile di cui allego la foto. Unici strumenti di navigazione insieme ad alcune carte nautiche ormai logore e una bussoletta da rilevamento, di tipo militare!


Ritornando alla Cocca, come ho già descritto, si trattava di una “Pannola “ Istriana con la quale insieme a lui ho solo fatto piccole uscite diurne, per la mia mancanza di tempo in quel periodo, al contrario di Roberto che l'ha usata moltissimo per tutte le nostre coste spingendosi fino alle isole Baleari.
Questa “barchetta” (circa 6m) era molto marina e l'aveva attrezzata con un bel fiocco su un lungo bompresso, una generosa randa che issava tra boma e picco (armo in seguito modificato con nuovo albero) e un buon timone con prolunga che poteva impiegare dall'osteriggio a poppa della coperta, opportunamente modificato, con una tughetta amovibile (vedi foto) unico accesso al minuscolo vano sotto il ponte di tutta la barca, completamente libero tranne che per l'albero passante, dove, al lato del quale aveva attrezzato una cuccetta “ da fachiri”!!!
Inoltre, e questa è proprio bellina, aveva dotato l'osteriggio di una specie di telo gommato come quello delle canoe che essendo elastico, dal buco centrale, se lo fissava sotto le ascelle impedendo così al mare formato di entrargli in barca, mentre con la testa e i bracci fuori poteva governare l'imbarcazione, ed era anche un modo, come lui diceva, di farsi un bagno ogni tanto!!!
Allego la sua foto d'”epoca”



Ma torniamo al salvagente, me lo aveva portato, perché aveva necessità di un mio favore.
Mi rivelò che voleva cambiare barca, malgrado “amasse”la Cocca, poiché gli era capitata l'occasione di una bellissima barca a S. Vincenzo e con poco, se gli davo una mano “economica”, l'avremmo acquistata.
Visto che al novanta % gli avrei anticipato la somma per l'acquisto, il salvagente della Cocca sarebbe stato il pegno del risarcimento di tutto il debito nel tempo, compresa la quota a scalare della proprietà, dato che, conoscendo bene il suo carattere, Roberto non avrebbe mai voluto fare una società, come gli avevo proposto.
A S. Vincenzo in un capannone si trovava in completo stato di trasando l'AMALIA .
Uno scafo stretto e lungo decisamente dalle linee molto belle, con lunghi slanci, la generosa chiglia continua raccordata con il timone e tutto sommato un basso pescaggio non superiore al metro e mezzo.
Si trattava del Cristina, di circa nove metri e mezzo, costruito nei cantieri SICID di Monfalcone nel 1964 su progetto di Sciarrelli.
La barca aveva senza dubbio un aspetto affascinante anche se aveva bisogno di un discreto restauro che avremmo dovuto fare.
Fu così che nel 1977 divenni proprietario di un iniziale 90 % di una barca di Sciarrelli.
In sei mesi di lavoro, quasi tutto di Roberto, l'Amalia fu quasi completamente ristrutturata ed anche il suo debito, come la mia proprietà della stessa si ridusse ad un 50 %.


Verso i primi di giugno L'AMALIA ci venne portata a Livorno con un camion e poiché la larghezza non superava i due metri e mezzo non c'era l'obbligo del “trasporto eccezionale”, alquanto oneroso.
In agosto prese il mare e incominciammo a fare le prime giratine fuori porto.
A ottobre Roberto ringraziandomi, saldò il suo debito esaurendo così anche la mia proprietà dell'AMALIA . Nel contempo aveva venduto la COCCA, lasciandomi di regalo il salvagente e garantendomi che tutte le volte che avrei voluto sarei stato suo gradito ospite.
Infatti in seguito racconterò alcune navigazioni fatte con anche la Meri a bordo dell'AMALIA.

Testo e fotografie pubblicate per gentile concessione dell'autore.
Tratto da "Naima".


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