VELA AURICA & piccole barche classiche


GRAN LASCO
(parole &pensieri)





Dopo la pubblicazione de La Storia di Gypca, un navigatore del sito mi ha inviato questo commento che, con il consenso dell'autore, pubblico molto volentieri: grazie Giorgio.

Quella di Gipka è una storia bellissima. Per me costretto a stare lontano da quel mare così amato è commovente e rincuorante, perchè fin che ci sono persone belle come Pierluigi capace di mantenere così vive memoria, amore per una barca che riesce a rinnovare ed a far rinascere e la passione per quel mare così antico; si può continuare a sperare in un mondo bello, dove i valori, i sentimenti, le tradizioni valgono ancora e possono essere tramandate. Forse per i nostri figli il mondo potrà non essere così brutto come in tanti si teme. Grazie Pierluigi per la vostra storia (tua e di Gipka) mantienila viva e spero una volta di poterla ancora incontrare.

Giorgio Mereu



Le parole di Giorgio sono bellissime anche se forse è solo un'illusione che le nostre vele possano invogliare qualcuno a riscoprire le tradizioni ed il gusto (e talvolta "la sofferenza") dell'andar per mare... all'antica, in un mondo sprecone dove la velocità, l'apparire, l'arroganza e la prepotenza, anche in mare, sembrano essere i veri valori da rincorrere.  
Vero è che in Sardegna come altrove, è in corso la riscoperta della vela latina, che sta portando sempre più persone a riscoprire l'amore per questo armo antichissimo e sorprendentemente attuale, in termini di efficacia, per il tipo di scafo cui è destinato. Come è vero che buona parte di coloro che scelgono un armo tradizionale, lo fanno per vera passione che trascende per "filosofia" dallo "sfolgorante apparire".
Tuttavia anche in questi ambienti capita di trovare il personaggio che ci trasferisce i guasti della competizione esasperata tipica di ambienti con ben altri budget.
Gente che si fa la barca solo per le regate e che poi non esce dal porto se non con lo scopo di "vincere". 
Per me, la poesia della vela sta nel godere del vento e del mare in semplicità, meglio se con un mezzo frutto della tradizione, magari più impegnativo sul piano fisico ma capace di dare sensazioni in "presa diretta", senza "filtri"  o aiuti meccanici o peggio elettronici: un po' come accade su una deriva. 
E' difficile ad esempio uscire alle 7 del mattino e trovare qualcun altro che come te ama sfruttare il residuo della termica notturna, quella che proviene da terra e ti fa "volare col mare spianato". Qui a Cagliari sono abbondanti le dita di una mano per contarli... 
Illudiamoci che il nostro entusiasmo, e di qualche altro scombiccherato come noi, possa contagiare altre anime candide a "buttare i propri risparmi, il tempo libero, rischiare il matrimonio, farsi scorticare le dita cazzando le scotte senza winch, fare più di una doccia fuori stagione, per assaporare il semplice piacere di far correre il proprio legno. Queste azioni tendono a realizzare un sentimento spesso altrove cercato: la felicità.




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