L'articolo seguente è stato "indegnamente " pubblicato sul numero di Febbraio 2001 di Bolina con il titolo: "Veleggiare ad occhi chiusi"

 

La nostra più bella giornata con Subé

di L.P.

 

Domenica 29 ottobre i bambini ci svegliano come sempre prestissimo: fuori piove.

Senza molte speranze telefono a Roberto che ha dormito in barca (l'avevo incontrato il giorno prima sulla banchina del porto). Roberto è già in mare: <<Ma che fai ? - mi dice - Qui c'è un tempo bellissimo, sbrigati !>>. Riferisco della telefonata e vedo una luce accendersi negli occhi di Francesca: non ci resta che chiedere ai bimbi.

Riceviamo un secco no, vogliono andare a giocare dai nonni che non vedono da tempo. Segue una rapida telefonata, un "si" che ci rende felici, ed in breve siamo in macchina per portare i bambini dai nonni. Dirigiamo poi verso la nostra barca, destinazione: Riva di Traiano.

Già in autostrada il tempo si apre, il cielo è terso, il sole forte, una luce calda tinge di colori saturi le colline ed i prati alla nostra destra, ed il mare, a sinistra, è di un blu profondo. Ho notato che quando percorro l'autostrada nel verso da casa al porto il tempo mi sembra non scorrere mai, mentre sulla via del ritorno passa piu' velocemente.

Arriviamo alla barca. Uno sguardo alle tre bandiere vicino alla torre di controllo per capire da dove viene il vento. Rilevo un buon vento da Est, quindi da terra: lì per lì, non so perché, penso <<Peccato!>>

Francesca mi aiuta ad armare, ormai ha una certa dimestichezza con le manovre. Toglie il copriranda, ingarroccia il genova, mentre io mi dedico ad armare le scotte del genova, ad accendere il motore e ad incocciare la drizza della randa.

Siamo pronti. Francesca libera a prua, io a poppa, ed in un attimo siamo nel canale tra i due moli con il nostro motore fuoribordo che ci porta verso l'uscita rumoreggiando. A questo punto Francesca, come sempre succede, prende in mano il timone che mi cederà solo pochi minuti in mare e per il rientro.

Sulle banchine notiamo molti ragazzi impegnati in frenetici preparativi; oggi, infatti, si corre la prima regata del Campionato Invernale: le attività del pre-partenza fervono.

Usciamo dal porto accompagnati da tre barche più grandi; tutti gli equipaggi sono attrezzati per la regata con cerate coloratissime. Fuori ci sono già molte vele ed un onda abbastanza corta ma per nulla fastidiosa ci accoglie: lo scenario è veramente generoso.

Fuori dal porto mi rendo conto che avevo stimato male la direzione delle bandiere vicino alla torre; in realtà c'è un bel vento di Sud Est, intorno ai 15 nodi. Ho solo un momento di perplessità: forse avrei dovuto armare il fiocco due piuttosto che il genova... ma tant'è, vediamo come reagisce la barca. Chiedo a mia moglie di mettere la prua al vento ed in pochi secondi isso la randa e poi il genova. La barca comincia a correre e spegniamo il motore.

Comincia una delle più belle veleggiate della mia vita, arricchita e colorata di un sapore tutto nuovo.

Mi ricordo quando con papà uscivamo con la deriva, ed era tutta una planata, oppure quando con mio fratello mi mettevo al trapezio, mentre lui al timone non riusciva a vedere la rotta tanto erano alti gli schizzi; e poi le scuffie, i bagni !

Ma oggi la mia "biografia velica" si arricchisce di un nuovo capitolo, una tappa fondamentale altrettanto meravigliosa delle altre. Sono con mia moglie, per la prima volta da soli sulla nostra bella barca cabinata. Una moglie che ha saputo fidarsi, che mi ha seguito, che ha sostenuto ed incoraggiato i miei sogni, che oggi sono diventati realtà.

E poi, senza bambini, leggo sul suo volto rilassato che si sta godendo a pieno questo momento, questo contatto con la natura che ricarica la nostra "molla" interiore.

Subé vola sulle onde, si arrampica sui pendii e si getta con coraggio sulle scarpate, avanza velocemente, sicura, pare giocare a cavalcarle.

Non riduciamo la tela, teniamo la randa un po' sventata e prendiamo il vento un po' a collo. Oggi non è importante fare i "puristi" mettere a segno le vele, cercare il massimo della velocità: oggi è importante godersela, cogliere appieno questo momento.

Di solito non mi allontano mai molto dalla costa, ma adesso mi sembra diverso, mi sento più sicuro al largo. La barca risponde bene e non vogliamo manovrare per cambiare rotta, per cui prendiamo il largo; del resto sottocosta ci sono le barche che partecipano alla partenza del Campionato ed è meglio allontanarsi per non dare fastidio.

Chiamo Roberto al VHF ma non mi risponde (ho saputo dopo che aveva le batterie a terra) allora prendo in mano il meno nautico cellulare. Mi dà la sua posizione, e con il binocolo lo individuo da lontano...le nostre barche si riconoscono ad un miglio di distanza !!

Decidiamo di raggiungerli per cui poggiamo, abbattiamo, e ci mettiamo sulle altre mura. Pur con vento sostenuto la manovre viene eseguita perfettamente e Subé si lascia governare ora dalla mano di Francesca con il vento al giardinetto.

In pochi minuti ci troviamo ad incrociare la rotta di "Emy". Grandi saluti tra le due barche...notiamo che anche loro sono senza figlia e si stanno godendo questo bel vento al traverso. Tagliamo la loro rotta sulla poppa, riabbattiamo e ci mettiamo sulle stesse mura, ma dalla parte sopravvento. Francesca esegue tutte le manovre alla perfezione e lo stesso Roberto mi dirà poi di averla notata al timone governare con autorevolezza.

Navighiamo per mezzo miglio fianco a fianco...i due nostri meravigliosi, piccoli, cigni d'alto mare!. Il GPS mi dà una velocità di sei nodi con punte di sei nodi e mezzo: che barca meravigliosa è questa ! Dopo un po' cominciamo a divergere. Francesca, mossa a compassione, mi cede per un po' il timone. Mi appoggio sul pulpito di poppa, barra sulla mano destra. Mia moglie si appoggia su di me e l'abbraccio con la sinistra.

Navighiamo così, quasi ad occhi chiusi, col sole sul volto, per una ventina di minuti interminabili, mure a sinistra, vento al traverso, barca leggermente sbandata, cavalcando le onde al mascone, anzi quasi in prua. Ci arriva un aria fresca sul volto, inumidita dalle goccioline provocate dall'impatto delle onde sulle murate di Subé.

Dopo un po' ci accorgiamo che Roberto si è allontanato verso il largo e sottocosta le barche si sono radunate sulla linea di partenza per il "Via!".

Il sole comincia a velarsi dietro una nuvola: e' il segnale del rientro.

Come fossi l'artefice inamovibile di una dottrina che coniuga l'arte della vela con il piacere della navigazione, ho messo all'articolo uno del mio decalogo il non far soffrire le persone in barca. Bisogna avere la misura ed al primo segno di malessere fare un passo indietro per non "strafare". Abbiamo fatto una bellissima veleggiata ma è ora di tornare, per cui prima ancora che Francesca lo pensi sono io a dire: <<Torniamo ! >>

Viriamo di bordo, mure a destra, una bolina larga ci porterà all'imboccatura del porto...ma dobbiamo percorrere almeno quattro miglia!

Nel frattempo la radio sul canale della regata diffonde l'annuncio del Comitato: <<Dieci minuti alla partenza!>>. Lo spettacolo è grandioso, mentre sulla sinistra le vele si radunano sulla linea di partenza, noi tagliamo il campo di regata dirigendoci verso il porto.

Quando manca un minuto alla partenza siamo all'ingresso del porto: ci siamo tolti di mezzo. Accendo il fuoribordo. Francesca mette la prua al vento ed ammaino il genova e poi la randa.

Nel frattempo il sole è quasi sparito, la giornata è diventata grigia e comincia a farsi sentire un certo fresco sul corpo, ma tant'è siamo dentro il porto ora. Chiamo la torre di controllo ed ottenuto l' << Ok Piviere, grazie!>> prendo di nuovo la barra per fare la manovra di ormeggio.

Siamo diventati bravi anche ad ormeggiare, la manovra risulta perfetta, oggi tutto sembra andare divinamente, come in una perfetta sinfonia. Diamo volta ai cavi e spegniamo nuovamente il motore; anche mettere a posto è diventata un'operazione molto veloce, ormai tutta l'attrezzatura ha un suo posto specifico ed una sua logica.

Scendiamo a terra e ci facciamo una passeggiata per i negozi del porto.

Dopo un po' andiamo a salutare i nostri amici su loro molo (ormai sono tornati anche loro), gli diamo l'arrivederci alla prossima settimana e ci dirigiamo, mentre sta incominciando a piovere, verso la macchina.

E' ancora presto, i bambini a quest'ora staranno ancora facendo il riposino pomeridiano, per cui decidiamo di fermarci in un vicino ristorante per mangiarci un "pescetto", non ci sembra che si possa terminare meglio la giornata...e poi penso che ce lo siamo meritati!

In breve siamo di nuovo in autostrada, in tempo per goderci un lungo pomeriggio con i nostri figli (a giocare a lego) ma nel cuore ci portiamo questa meravigliosa giornata di vela, di mare, di contatto con la natura e negli occhi mi rimane l'immagine della prua della mia barca che cavalca le onde e si getta con coraggio sulle successive, e di una moglie sempre più straordinaria e sorprendente.

L.P.

B.V.