Caratteristiche particolari

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Aneddoto o avventura
vissuta con il Bisso

Sono l'ex armatore della barca n° 139 ora del sig. Meoni (a proposito .. cordiali saluti Mauro e buon vento). Scrivo a proposito di parlano di lui. Il n° 139 fu comprato da me di seconda mano nel 1986 da un cittadino turco residente in Italia che l'aveva acquistato nuovo (credo) quattro anni prima (in un gavone avevo trovato ammuffito un banner di tela della Rax Cantieri con su scritto "Nuovo Bisso Two"). La fidanzata di quest'ultimo dopo la prima esperienza sul lago di Garda, giurò di non metterci più piede e il povero Bisso venne dimenticato all'ormeggio nel porto di Bardolino. Dopo aver subito l'oblio e il saccheggio (furto del timone, fornello e dotazioni) mi presi cura di lui. La motivazione all'acquisto fu, allora, la deriva mobile e la carrellabilità (non apprezzavo ancora la sua abitabilità e sinceramente mi vergognavo un poco dell'estetica, ma erano i tempi del Meteor e del Tucano e cominciavano e diffondersi i primi Micro). Cominciai subito nel restituirgli il timone, copiando e modificando quello del Bisso prima serie (per interderci quello pivotante) ma mi resi conto di aver costruito un aggeggio troppo pesante e con l'inconveniente di tendere a "pivotare" eccessivamente verso avanti anche oltre la linea d'asse, con il risultato di rendere la barca ingovernabile. Aggirandomi per i porti e i posti barca del lago armato di canotto e metro presi le "misure" dei timoni di tutti i Bisso seconda serie (per intenderci quelli con la fascia rossa, la prua più slanciata e lo spoiler a poppa), ritagliai la forma da un foglio di compensato marino, montai le femminelle sulla pala e l'asse sulle femminelle già presenti sullo specchio di poppa. Da allora non ebbi più problemi, anzi, avendolo tenuto leggermente più profondo (circa 15 cm) migliorai sensibilmente l'angolo di bolina e limitai lo scarroccio (a questo proposito non capisco il problema di Mauro, al tempo la barca denunciava con vento sostenuto una marcata tendenza all'orza, e in condizioni normali l'angolo di bolina si manteneva sui 42° - va detto, comunque, che con il fiocco 1 in dotazione si bolina poco ma il problema è del fiocco e non della barca). Proprio per correggere la tendenza all'orza sotto vento teso, una sera diedi un colpo di telefono al progettista ing. Reverdin per sentire il suo parere. Fu una telefonata molto piacevole sull'onda della nostalgia per la sua creatura. Al di là di ciò il Reverdin fu prodigo di informazioni preziose sulla barca e sul cantiere che la costruiva. Questo in sunto il contenuto del colloquio:

E' vero che la crociera inaugurale fu da Livorno alle Baleari

Differenze tra la prima serie e la seconda serie: La prima serie ha denunciato alcuni problemi di delaminazione del sandwich balsa-vetroresina del ponte, il profilo della lama di deriva e del timone (non alare) determina una scarsa attitudine a risalire il vento, il timone pivotante spesso rompe il fermo e ruota in avanti oltre la linea d'asse rendendo la barca ingovernabile specialmente in poppa, si sono verificati problemi di usura alle puleggie di bronzo del rinvio del paranco per il sollevamento della deriva e del martinetto che avvolge il cavo d'acciaio (è comunque quello in uso anni fa per "alare" le tapparelle di casa e si trova presso i riparatori delle stesse) è lunga 5,50 per rispettare le regole in uso al tempo per evitare l'immatricolazione.

La seconda serie ha, come detto, la prua più slanciata e lo spoiler a poppa più lungo di circa 10 cm e misura 5,60 (era infatti cambiata la legge - 6 mt fuori tutto o meno di tre tonnellate di stazza lorda), ha la deriva alare in piombo senza il siluro, generalmente per il sollevamento della lama di deriva è utilizzata una cremagliera e vite senza fine, non ha il portabottiglie sulla cassa della deriva, ha il gavone dell'ancora sotto il pozzetto e non a prua, la tuga è meno squadrata e candelieri e pulpiti di prua e poppa sono di alluminio e non di acciaio, il timone è sfilabile e non pivotante, i gavoni sono controstampati e l'intercapedine è riempita con schiuma di poliuretano.

Fino al 1980-1981 i progettisti verificavano (credo essendo presenti a livello societario nel cantiere) l'assemblaggio delle parti e specialmente della lama di deriva con una dima, successivamente (usciti dalla Rax di Sambuca Val di Pesa) le barche furono costruite osservando standard meno rigorosi e talvolta denunciano problemi di centratura.

Per ovviare a problemi di centratura è possibile lavorare sul piede dell'albero (c'è infatti una piccola rotaia) e sulla lunghezza dello strallo (è ammesso anche un angolo negativo dell'albero (verso prua max 5°). La barca con 10 nodi di vento deve essere neutra o leggermente orziera, la prima mano si prende sui 15 nodi.

Ho navigato anche su altri Bisso, sia prima che seconda serie, (solo nel circolo Goronautica di Goro (FE) eravamo in quattro e abbiamo organizzato anche delle match-races) molti, spesso, sono eccessivamente poggieri al punto di rifiutare il passaggio di mura con vento moderato e il problema a mio avviso va ricercato nella "mania" dei loro proprietari di accorciare il timone per arrivare in spiaggia a tutti i costi oppure nel segarne via una fetta perché non finisca nell'elica del motore in manovra.
Concludendo, rimpiango il Bisso che in dieci anni di vagabondaggio mi ha regalato splendide emozioni tra approdi "mitici" in posti sperduti nel delta del Po (a proposito guardate il mio favorito http://www.deltapo.com/iamore.html ), stupendi bordi a Venezia a fianco di Raul Gardini con il Moro ed entusiasmanti planate sotto spi armato su bompresso.

Posti abitualmente
frequentati

 

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