Attendere prego, invio in corso
AREA OPERATORI               
Login Registrati»
Password?
Contributi
Flavio e Pilar (terzo doc.)  
L'isola delle spezie 
 

Volevamo un salto nel più profondo dei Caraibi ? eccoci accontentati. Giriamo frastornati per le strade affollate di St. George, la capitale di Grenada, l'isola delle spezie. 
Niente è come avevamo immaginato e tutto è ancor più emozionante del previsto. D'altronde, a dire il vero, sino ad ora, e da quando abbiamo iniziato a pianificare la nostra partenza, non ci eravamo mai soffermati a pensare come potevano essere i posti, la gente i panorami. 
Le nostre menti erano rivolte perlopiù verso la preparazione tecnica della barca ed eravamo molto occupati a risolvere tutte le altre questioni "terrene" che, come potete immaginare, incombano sopra la testa di chi parte. 
Qui, su questa isola delle Antille ci si è aperto un mondo totalmente differente; nonostante i computer e i motori turbo, in questo luogo il tempo sembra si sia fermato centinaia d'anni addietro. Arriviamo al mercato e siamo colpiti da questo caleidoscopio di colori. 
Papaie, manghi, avocado, banane di varie forme e colori, piccoli frutti di un rosso acceso, altri, gialli, a forma di stella, arance verdi e granchi blu, pesci piccoli, pesci grandi e frutti di mare mai visti. 

Mercato

Con il tempo impareremo a conoscere tutto ma la frenesia è tanta... chiediamo, tocchiamo, assaggiamo ...ma ci vuole tempo e noi ne abbiamo tanto ....ma forse ancora non ce ne rendiamo conto. Lungo le strade dei negri rasta con la caratteristica acconciatura e lo sguardo simpatico vendono cappelli di lana fatti a mano, sigarette di foglie di eucalipto, lavori in pelle e le immancabili magliette nere con l'effigie di Bob Marley. 
Entriamo nella parte chiusa del mercato e subito ci rendiamo conto perchè chiamano questa "l'isola delle spezie". A parte l'odore che avvolge tutto il mercato, e qui dentro ancor più ci colpisce, siamo stupiti dalla quantità di spezie che un isola può produrre. Non per altro la "nutmeg" (noce moscata) è il frutto nazionale di Grenada e figura al centro della loro bandiera. 
È domenica, passiamo davanti ad una chiesa dove si sta celebrando un matrimonio. Ci soffermiamo a sbirciare anche se ci sentiamo di troppo vestiti da turisti, in calzoncini corti e armati di macchina fotografica. Un sorriso invitante o meglio accondiscendente di una signora ci fa subito sentire a nostro agio e ci soffermiamo un poco. Uomini e donne di colore vestiti in maniera impeccabile con pizzi, cappelli a larghe falde, scarpe lucide da abbagliare, pantaloni e bluse che sembrano presi da un negozio di costumi antichi. 

Matrimonio

Anche i bambini, e sono tanti, vestiti come manichini assistono composti alla cerimonia. Dall'interno della chiesa arriva, forte, un canto di gioia. Un coro formato dalla moltitudine di parenti e amici che si unisce alla felicità della giovane coppia. 
Proseguiamo ancora; ci fermiamo a bere un cocco, il nostro primo e vero cocco. Ma come si farà ? il venditore ci fa subito capire che è facile; con due colpi di machete ben assestati apre un foro in un grande cocco e lo porge ad un ragazzo davanti a noi che, senza perderne una goccia, si scola il contenuto dissetante in pochi secondi. È il nostro turno e siamo un po' delusi quando insieme al nostro cocco ci vediamo consegnare anche una cannuccia di plastica. La stessa cannuccia che serve a bere la coca-cola ... siamo turisti, tutto di noi lo indica e non lo possiamo negare. 
Incredibile la quantità e la bontà di questo nettare e il sapore della sua morbida polpa interna. Tutta la città è un andirivieni di "steel band" montate su camion aperti che suonano motivi Natalizi. Musica nuova alle nostre orecchie che ci comunica tutto il senso di gioia e amore alla vita di questo popolo con vecchie storie di schiavitù e sofferenze. Storie vecchie ma che ancora portano segni di se nelle costruzioni coloniali, nei bastioni, nelle divise dei poliziotti e nelle buche della posta. Identiche a quelle inglesi e dello stesso colore rosso. 
Una sosta al Grenada Yacth club per ricaricare le nostre batterie interne con una birra gelata e soffermarci a pensare che si, siamo qui, ai Caraibi; dall'alto di questa terrazza guardiamo la nostra fida barchetta ormeggiata nella tranquilla laguna. Vicino a lei altre barche, altre storie, altre rotte; barche di genti lontane, culture diverse, lingue differenti, tutti sotto questo grande cielo. 
Tutti siamo qui, in pace con noi stessi e con il mondo, felici della nostra scelta e liberi di volare a nostro piacimento verso il prossimo orizzonte in qualsiasi momento ce ne venga voglia. Intanto beviamo la nostra birra ghiacciata e guardiamo il sole che tramonta inondando il mare con il suo rosso fuoco. 
Qui non sentiamo le grida di chi soffre per guerre fratricide, ideali stupidi e lotte di potere; lotte che porteranno il mondo all' autodistruzione e all'annullamento dei valori umani. Pensiamo di aver trovato la pace in questi luoghi, ma non è così; la pace è sempre stata dentro di noi tutti, basta farla affiorare che sia ai Caraibi o al polo nord. 
La barca, l'oceano, le traversate, il mercato di St. George, l'ormeggio in laguna sono solo mezzi che ci aiutano a ritrovare la nostra pace. Sta poi a noi riconoscerla e goderla capendo che la vita è bella e i giorni e gli anni passati lontano da questa pace, sono persi per sempre. 
Il sole è calato, ci avviamo lentamente verso il molo dove abbiamo lasciato il gommoncino. Due bambini nudi che giocavano a tuffarsi dal nostro gommone ci guardano con senso di colpa, gli sorridiamo, siamo amici nonostante le nostre facce bianche, si tuffano ancora e agitano le loro manine in segno di saluto mentre noi torniamo a bordo. 
È ormai notte e domani è Natale. 
Lo festeggeremo insieme a quelli del Creme Caravelle e dell'Atuna. Il nostro primo Natale al caldo. Qui non ci sono pupazzi di neve ne tantomeno le renne. Ma "Santa Claus" (come chiamano loro Babbo Natale) arriva ugualmente portando i suoi doni a chi li sappia apprezzare e chi li ha guadagnati.
A noi ha portato una buona barca, tanta acqua per farla navigare e tutta la voglia di festeggiare insieme ai nostri amici. 

Tirando bordi per le Grenadine Lo stato di Grenada, il più meridionale nella catena delle Antille, è formato da Grenada, Carriacou, Petite Martinique e alcune isolette e scogli minori. Ognuna di queste isole presenta un suo carattere ben definito che le differenzia e le marca dalle altre. Grenada, la più grande, sede della capitale, St. George; è un isola vivace, molto attiva. 
Tutti e tutto sono sempre in movimento. Di origine vulcanica le sue vette si innalzano ed emergono tra le nuvole che sempre la sovrastano. 
Molto umida è per gran parte ricoperta da foresta pluviale. Vale la pena un giro all'interno per scoprire le sue cascate, fiumi e laghetti dove, dopo tanto mare, vi potrete rinfrescare con tuffo in acqua dolce. 
Lungo le sue coste ci sono vari ormeggi per accontentare ogni gusto. Potete entrare nel "Lagoon" di St. George dove l'acqua sporca e stagnante non vi permette di bagnarvi dalla barca. Troverete, pero', riparo da ogni vento e tempo. 
Un marina, che ha visto tempi migliori, ma non troppo caro vi permette di lasciare la barca sicura per eventuali giri a terra o rimpatri con aereo. Sempre qui, nel marina, troverete gli uffici doganali e di immigrazione dove fare le pratiche di entrata. Comunque anche alla fonda, potete dormire sonni tranquilli. Un altro grosso vantaggio di questo ormeggio è che praticamente si è in città con tutti i suoi rumori ma anche tutti i suoi negozi. Con il gommone si può attraccare direttamente al moletto privato del "Foodland" dove, come dice il nome, potete fare la migliore cambusa della zona e senza troppa fatica, basta attraversare la strada. 
Se poi proprio avete nostalgia del bagno a mare basta uscire con il gommone e subito a sinistra in dieci minuti sarete alla spiaggia di Grand anse, la più bella e più grande spiaggia di Grenada. 
Stufi della città e del suo ritmo potete andare a riposarvi in una delle tante baie che si aprono verso sud. Prickly Bay e la prima che incontrerete. Molto pittoresca qui troverete lo "Spice Island marine service"; piccolo complesso con marina, travel lift e annessa zona per i lavori. Il suo ristorante, molto romantico ma un po' caro, è uno dei migliori della zona. Purtroppo se soffia sudest l'ormeggio si fa rollante. 
Segue poi Mt.Hartman bay, molto riparata, pochi accessi via terra e racchiusa da mangrovie è sede di una base della Mooring. Fate un po' di attenzione all'entrata tra i reef che anche se segnalata da varie boe potrebbe indurre in errore. 
Da qui passando per uno stretto canale tra i bassifondi non più lungo di mezzo miglio arriverete all'ormeggio di "Hog Island". Anche questo molto riparato ha un incanto tutto suo. Potete scendere con il gommone sulla spiaggia di questa isoletta privata, girarla a piedi e anche organizzarvi una grigliata sulla spiaggia. Troverete delle panche e tavolini abbandonati di quando, un tempo, qualcuno tento' di far funzionare un bar. 
Seguendo abbiamo ancora un'altra isoletta, Calivigny, dove potrete ancorarvi al suo lato di nordovest. Per i rifornimenti potrete andare con il gommone a Wooburn, un villaggio di pescatori che dista meno di un miglio. Non avrete molta scelta, ma i prodotti di prima necessità non mancano e, se volete un pollo, dovete aspettare che gli tirino il collo e ve lo spennino. 
Se poi proprio vi occorre qualche cosa di particolare potete prendere al volo uno dei tanti pulmini collettivi che in quindici minuti vi scarichera' davanti al "Foodland". 
La baia seguente è "Port Egmont", considerata da tanti un "Hurricane Hole". Praticamente si ormeggia in uno slargo tra le mangrovie. Purtroppo è troppo calda perchè non entra un filo di vento. Anche sul lato ovest troverete un paio di ormeggi riparati ma con molta profondità. 
Scopriteli da soli costeggiando le rive di questa isola lussureggiante; al mattino presto con nuvole di vapore che salgono dalla terra, vedrete ... è un incanto. 
In tutta l'isola troverete ristoranti per tutti i gusti e tasche e non sto ad elencarli. Però se volete qualche cosa di particolare andate da Mamma's che vi servira' una trentina di assaggini più o meno locali che comprendono tra l'altro carne di armadillo e vegetali sconosciuti. 
Non mancate di fare una visita al bar del "Povero Alberto" lungo la banchina del Carenage. Alberto è un carissimo amico che ha deciso di buttare più o meno definitivamente l'ancora in questo posto e ora la barca la usa come casa. Il suo bar, nato sotto gli occhi di tutti noi che passavamo continuamente a fargli visita, è sempre una esplosione di vita e di gioia. Non sto a raccontarvi come si guadagno' il soprannome di "povero" ma vi assicuro che di povero non ha niente ... e non parlo solo di conti in banca. 
Una traversata di una trentina di miglia vi porterà a Carriacou. Partite presto che la bolina non ve la toglie nessuno; la corrente nel canale tra le isole può raggiungere anche i tre nodi e questo potrebbe costringervi a tirare bordi fino all'arrivo. All'arrivo getterete l'ancora a "Tirrel Bay" e scoprirete l'incanto di questa isola. Ferma nel tempo, i suoi abitanti vivono al ritmo del riposo. Sembrerebbe che qui anche gli orologi girino più lenti. 
Il villaggio di Hillsborough ricorda quasi una cittadina del "Far West" e quando andrete a fare le pratiche di entrata o uscita dallo stato (secondo se andate a nord o ne venite) prendetela con calma ci vuole il suo tempo. Potrete fare il giro dell'isola in mezza giornata visitando tutto senza fretta affittando una macchina o con un taxi locale. L'ormeggio è sicurissimo e al massimo, con nordest, potrebbe essere un poco rollante nella parte sud della baia. 
Fatevi indicare il sentiero per andare al "Cassada Bay resort" una passeggiata che vi ripaghera' con una vista incantata sui reef che si estendono al nord della isola. Se non vi va di cucinare andate ad uno dei ristorantini che si trovano nella baia e potrete mangiare aragoste e "lambi" cucinati abbastanza bene. Se non vi rimorde la coscienza, questo è forse l'ultimo posto dove potrete mangiare spezzatino di tartaruga. Non sempre ne hanno e poi non sarebbe permesso.
Non dimenticate di fare una scappata a Sandy Island. La classica isoletta dei fumetti lunga trecento metri, tanta sabbia bianca, e un ciuffo di palme. Dista un paio di miglia da Tirrel Bay ed è l'ideale per una scappata giornaliera. Siccome è considerata parco, teoricamente non ci si dovrebbe passare la notte ormeggiati e comunque l'ormeggio è un po' esposto.

Spiaggia caraibica

Voglio raccontarvi una curiosita'; qui, a Carriacou, in un negozietto abbiamo trovato la "Sambuca Molinari" ! sembra impossibile. 
Forse una spiegazione c'e' ed è la seguente: esiste un afflusso di provvigioni più o meno regolare su questa isola (in Italia si chiama contrabbando) che arriva dal Venezuela con barche da pesca che portano anche carburanti, birra ed altri generi che in loco costano anche un decimo che alle Grenadine. 
La terza isola è Petite Martinique che pur non avendo particolari attrattive turistiche vale la pena visitare se non altro per godersi una passeggiata lungo le stradine che dal molo principale dipartono per l'interno. L'ormeggio è a volte affollato da barche da lavoro e da pesca ma un angolo tranquillo si trova sempre. Ciò che maggiormente vi colpira' è la cordialita' e la disponibilita' dei suoi abitanti, la bellezza delle sue case in legno e la quantità di bar che vendono rum. 
Solo da pochi anni questa isola è stata raggiunta dal telefono e dall'elettricità'. I locali vivono di pesca e costruzione di barche in legno. Petite Martinique non è porto di entrata e quindi, teoricamente, venendo da nord non potreste fermarvi se non prima aver fatto l'entrata a Carriacou. Ugualmente, venendo da sud, dovreste tirar dritto se già avete fatto l'uscita prima....vedete voi.
Vorrei dire che questo gruppo di isole sono tra quelle che più ci hanno affascinato nella catena delle Antille. Pur essendo turisticizzate, come tutti i Caraibi, possiamo dire che dal punto di vista nautico sono leggermente fuori dalla grande massa. Solo e semplicemente perchè le grosse compagnie di charter hanno le proprie basi a S.Lucia e Martinica in quanto meglio e più economicamente collegate via aerea.
Comunque, per noi marinai, l'isola più bella è sempre la prossima. 
Un buon vento a tutti da bordo del Pilar II 
Flavio e Pilar
 

 

Pagina precedente
CONTRIBUTI
 

Velanet pubblica notizie utili, interventi, i resoconti delle vostre navigazioni e delle vostre esperienze di mare.
Tutti noi abbiamo qualcosa del navigare da raccontare: diari, esperienze, realizzazioni.

Se non siete in grado di realizzare un vostro sito potete inviare il vostro contributo che pubblicheremo il prima possibile.

Spedite una e-mail a Webmaster che contenga:
NEL SOGGETTO:
Contributi a Velanet
NEL TESTO:
  1. titolo
  2. autore
  3. e-mail (solo se volete che venga pubblicata)
IN ALLEGATO:
  1. i vostri documenti in formato .DOC o .TXT
  2. le eventuali immagini, non superiori a 50K, in formato .GIF o .JPG
 
   Website info    |    Contatti copyright 1996-2023 / Velanet