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Flavio e Pilar 11  
Terribili verità   TORTUGA

Cari amici e colleghi marittimi oggi vorrei raccontarvi di alcune terribili verità (ma poi non così terribili) in cui ci siamo imbattuti nei nostri cinque anni di girovaghi del mare.
Quanti di voi stanno pensando di mollare tutto e passare le mitiche colonne d'Ercole per perdersi (si fa per dire, abbiamo il GPS) nelle sconfinate acque degli oceani?
Noi lo abbiamo gia fatto da cinque anni e siamo contenti della decisione. Molti di voi, come altri che conosciamo, cercheranno di mantenere i piedi in due staffe?
Cercheranno la situazione ottimale di tempo libero e impegni per navigare negli alisei ?
Tanti ancora vorrebbero la soluzione ideale ma non la trovano?
Bene le righe che seguono sono per tutti voi e, se avrete la pazienza di seguirmi, potrete poi anche non condividere le nostre idee e ritenere queste verità per nulla terribili.....e forse è vero ; ma se tutti la pensassimo alla stessa maniera il mondo sarebbe noioso senza tempeste ne maree.
Evito di riaffrontare a fondo il tema "quanto costa vivere in barca?" in quanto già discusso, ridiscusso e affrontantato piu volte su queste pagine. Persone e skipper ben più ...navigati si sono già accapigliati su questo tema (e su queste pagine) negli anni passati e tante cose giuste e sensate sono state dette. Io aggiungerei solo che il budget di spesa può andare da un dollaro a un milione a seconda delle esigenze e possibilità. è solo difficile capire a priori quali saranno le reali esigenze una volta lasciati gli ormeggi. Magari si stà programmando la partenza seduti dietro una scrivania con aria condizionata, oberati da impegni quotidiani e leggendo, nei ritagli di tempo, i vari libri che ci hanno fanno a tutti sognare.
Posso spiegare con un esempio; prima di partire decisi che il frigo, in barca, assolutamente non faceva parte di queste mie esigenze. Bene: mentre preparavo la barca, in cantiere a Fiumara, si scappava con gli amici al bar ogni mezz'ora e, dietro una birra (gelata), si discuteva di quale ecoscandaglio comprare o quali carte fotocopiare. Fotocopiai circa ottocento carte spendendo una cifra blu per poi scoprire, una volta partiti, che la cosa più facile da trovare tra noi naviganti sono le carte nautiche (che caso!!) e che il posto più caro per fotocopiarle è l'Italia!!!. Inoltre, poi, ho cambiato totalmente itinerario e quindi cercato le nuove carte che mi occorrevano lungo la strada e lasciato ammuffire gran parte delle originali ottocento.
In compenso, però, ho scoperto che la birra gelata, che al bar di Fiumara non apprezzavo, qui è un lusso a cui non riesco a rinunciare e quindi, arrivati ai Caraibi, abbiamo comperato frigo, pannelli solari, regolatore ecc.. Moitessier non lo voleva, sulla sua barca, ma navigava anche nei 50 sud.
A proposito di carte è interessante notare che in giro per il mondo il comune senso marinaresco fa si che nessuno ti neghi il prestito momentaneo delle proprie carte per fotocopiarle o anche solo per dare un'occhiata prima di decisioni finali. Il fatto che toglie poesia a tutto è che se il prestito viene da una barca americana quasi sicuramente vi verrà' richiesto di lasciare un passaporto a garanzia delle carte.
Anche il mito del buon selvaggio, credo sia un pò da sfatare. Oramai grazie al gps ed altre facilitazioni le barche da diporto sono arrivate ovunque e con esse i soldi. Gran parte di queste barche girano con budget alti ed equipaggi con mentalità ancora terrena (forse è meglio dire terrestre). Di fronte al venditore locale sfoderano, senza cattiveria ovviamente, i loro portafogli a soffietto e, magari, pagano un mango a prezzo di caviale con tanto di foto ricordo accanto all'indigeno con la pelle raggrinzita dal sole (il mango poi non lo sanno neanche mangiare perchè, guarda caso, è anche fornito di un osso e non è in scatola).
Lo stesso indigeno ora associa le bianche vele ai facili guadagni e quando arriviamo noi ruba il mango al vicino e ce lo porta pensando che anche per questa settimana ha risolto i suoi problemi. Se poi gli offriamo, in cambio del mango, qualche biscotto (il cui valore è comunque per il posto enormemente superiore) ci vediamo disprezzati e guardati male.
La maggior parte dei paesi che si affacciano sul bacino dei Caraibi sono paesi poveri (purtroppo) con un reddito procapite che molto spesso non supera le due o trecentomila lire al mese (medio). Dare una mancia al bambino che ti aiuta a portare le borse dal supermercato ti ripaga con un sorriso che non ha prezzo. Ma, se questa mancia, è stata di tremila lire (somma enorme per loro) fa si che il bimbo sorridente non andrà più a scuola (ammesso che ci andava) e che a sera guarderà al padre con aria di sufficienza che è stato tutto il giorno a sgobbare a mare o a terra portando a casa la metà di quanto ha portato il bimbo marinando la scuola.
Ancora più grave è il fatto che il giorno seguente il padre manderà al supermercato anche il fratellino (a cui forse piaceva andare a scuola) e lui rimarrà a casa, magari a scolarsi una bottiglia di rum.
Non guardatemi male, ragazzi, sono terribili verità e, se anche voi mi capite e al bambino che vi aiuterà darete delle caramelle e qualche spicciolo, la situazione non cambia. Voi non otterrete quel sorriso magico e dietro a voi il riccone di quel tal megayacht ha già il verdone in mano da dare al bambino.
Nei paesi latinoamericani il turismo nautico maggiore è quello Americano. Questo è ovvio e normale sia per la quantità superiore di barche statunitensi naviganti in confronto a quelle europee, sia per la vicinanza ai posti. I sudamericani hanno sempre chiamato "gringos" i nordamericani ed oramai, per associazione alla barca, siamo tutti diventati "gringos" . Questa verità non è davvero terribile però ricordo che quando lavoravo a Londra (a terra) insieme a molti colleghi sudamericani, io, in quanto Italiano, ero "hermano" e ciò apre un pò più il cuore.
Come dicevo, parecchi dei posti visitati sino ad ora sono paesi poveri e purtroppo la terribile verità è che la povertà porta delinquenza. Anche il più morigerato di noi, per il solo fatto che è riuscito a comprare una barca, risulta un nababbo agli occhi dei locali. In fondo è vero, se paragonato al loro tenore di vita. Pertanto il miraggio dei facili guadagni è sempre più ricorrente...e cosa c'è di più facile che prendere il fuoribordo dal quel gommone lasciato sulla spiaggia o svuotare la barca dell'incauto che è andato a scolarsi ben due birre al bar ?
Purtroppo in parecchi posti la giustizia funziona male e chi la deve applicare è più corrotto che mai. Molto spesso lo stesso poliziotto divide i profitti di quel furto con lo stesso ladro. La cosa ultimamente sembra essere aggravata dall'uso di armi che in alcuni paesi risulta facile acquistare. Ci è capitato più volte di sentire di borseggi a mano armata, sia a bordo che a terra. Per lo meno il "tamtam" tra le barche funziona bene e, subito, si viene a conoscenza di quali luoghi sono più a rischio e si evitano oppure ci si va in più barche si da sentirsi più sicuri. Attenzione, non voglio impaurire nessuno, a noi in cinque anni hanno rubato solo un barattolo di zucchero in Venezuela attraverso un oblò; in Italia solo tra tasse, banche e balzelli vari quanto ci sarebbe costato? senza contare, poi, che in Italia i ladri, diciamo veri, ci sono uguale.
Tra le categorie di uomini di mare, onnipresenti e più comuni sono i pescatori. è ovvio quindi che, dato la nostra scelta di vita, siamo destinati a vivere spalla a spalla con loro, dividere gli ormeggi, fare amicizia, insomma imparare a conoscerli. Purtroppo con il tempo abbiamo appreso che loro non hanno quel rispetto per l'ambiente che ci è stato inculcato a noi da tempo. I pescatori venezuelani, ad esempio, quando debbono cambiare l'olio al motore non fanno altro che svitare il tappo dalla coppa e mandare l'olio vecchio in sentina che poi verrà regolarmente pompato fuori insieme al liquido di scolo del pesce, del ghiaccio ecc.
D'altronde al loro paese non esiste nessun impianto di recupero degli oli usati e nessuno gli ha mai parlato di ecologia e inquinamento e quindi il fatto non presenta cattiveria. Non fatevi venire in mente di rimproverarli o spiegargli qualche cosa; non lo capirebbero e, prima che arrivassimo noi con le nostre barchette, loro erano già li da dieci, cento anni a scaricare il loro olio vecchio in mare. Il mondo gira così e noi non lo possiamo fermare.
Ovviamente , come sempre, non voglio essere frainteso; noi in Venezuela abbiamo visto la più rigogliosa vita marina con acqua trasparente e turchese e spiagge bianche accecanti. Abbiamo avuto, dai pescatori, tonni di dieci chili in cambio di un metro di cavo elettrico. Cercate solo di non fare il bagno nei "porti pescheri". Sappiamo tutti che anche in Mediterraneo è sempre esistita la guerra tra gli ambientalisti e i pescatori a strascico. Pensiamo anche che il pescatore, in quanto tale, forse non saprebbe cosa altro fare per portare il pane a casa e con una lenza e un amo non ci si mangia molto. Bisogna augurarci che si riesca sempre a tenere bilanciate le varie necessità di tutti senza fare troppo male a niente e a nessuno.
Forse molto più grave è un sistema di pesca alle aragoste sviluppatasi nell'ultimo ventennio in Honduras. Quando sono iniziati ad arrivare i primi centri turistico/sportivi sub alle "Bay Island", vari furbi locali hanno scoperto quanto facile era scendere a venti o trenta metri respirando da un magico tubo collegato ad una bombola. Sono nate quindi le prime barche da pesca chiamate localmente "langosteros". Ora la flotta di queste barche che battono il West Caribe è immensa. Sono barconi di trenta e passa metri con a bordo centinaia di bombole sub, una ventina di canoe e più di un compressore. Partono dalle loro basi delle "Isole della Baja" con a bordo solo un comandante, un capo macchine e un paio di marinai, carichi di migliaia di galloni di gasolio. Si portano lungo la "Moskito coast" abitata solo da Indios perlappunto chiamati Moskitos (qui siamo indietro di trecento anni). Per somme irrisorie (credo si parli di poche decine di dollari) noleggiano dal capovillaggio, detto cachique, decine di ragazzi giovani (quindici o venti anni), gli fanno vedere come è facile ed eccitante scendere in mare respirando da una bombola e li portano con loro a pescare. Per tutto il tempo questi ragazzi vengono nutriti con pesce fritto, riso e sostanze stupefacenti. Dormono sul ponte senza un letto. Dall'alba al tramonto sono costretti a fare continue immersioni ad alte profondità assistiti dalle canoe che fanno la spola con le bombole che vengono intanto ricaricate sul "langostero".
Inutile dire che nessuno conosce e applica la ben che minima regola di sicurezza per immersioni profonde ne tanto meno nessuno ha un erogatore di rispetto. Quando muore un ragazzo per embolia o altro...bè si paga un piccolo supplemento al cachique quando vengono restituiti i ragazzi e...... arrivederci al prossimo viaggio. La barca torna alla base con tonnellate di aragoste congelate, senza testa (dove sono destinate non mangiano le teste) e di tutte le misure.
Le più piccole (vergognose) finiscono sul mercato locale e le più grandi stivate in container frigo e spedite a chi le paga decine di dollari alla libra senza sapere chi realmente ha pagato e chi si è arricchito per quella "aragosta in bella vista" e senza testa.
Terribili verità che esistono da sempre e che non voglio affettino in noi la voglia di solcare gli oceani anche se, qualche volta, ci fanno riflettere un momento. Noi abbiamo tagliato i ponti con tutto (o quasi) ma non significa che dobbiamo fare gli struzzi e nasconderci sotto la sabbia. Per le strade di Milano e di Roma abbiamo seppellito brutture che eravamo stanchi di vedere ma qualche altra ancora continueremo a seppellirla lungo la nostra rotta, augurandoci sempre che sia l'ultima. Intanto l'aragosta che abbiamo in tavola l'abbiamo presa in apnea dopo due ore di ricerca. Il nostro spirito è libero e domani tireremo su l'ancora e le vele alla scoperta della prossima isola che è sempre la più bella.
Tanti saluti da bordo del "Pilar II".

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